Delitto di benvenuto – Cristina Cassar Scalia



Cristina Cassar Scalia
Delitto di benvenuto
Einaudi
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Un’indagine di Scipione Benvenuto

Se amate i gialli “vecchio stampo”, quelli in cui l’indagine è affidata all’acume di chi la conduce e ogni prova va lungamente vagliata, non potete farvi mancare Delitto di benvenuto di Cristina Cassar Scalia (Einaudi, maggio 2025). Un’opera che porta a riscoprire i mitici anni Sessanta in Sicilia e dove fa il suo ingresso un nuovo personaggio: il commissario Scipione Macchiavelli. 

Con piacevole sorpresa si impara che le dinamiche, adesso come allora, sono pressoché le stesse, quasi che il tempo si fosse congelato. Usura, tradimenti coniugali, soprusi, sono tematiche che rendono i soggetti sempre attuali, specie in determinate zone d’Italia dove la mentalità è più retrograda. Insomma, il nostro commissario non si può affidare all’infallibilità della scienza o ad analisi approfondite di laboratorio, però arriva alle soluzioni con l’ingegno. Per comunicare coi suoi colleghi non può avvalersi di un cellulare, ma deve visitarli di persona, eppure nella sua storia ci si immedesima.

La vicenda inizia quando il trentenne Scipione Macchiavelli viene trasferito dalla sede di via Veneto a Roma, al commissariato di Noto, in Sicilia. Una punizione per qualcosa che lui ha commesso e non è andato a genio ai suoi superiori. E infatti, nel lungo viaggio che deve affrontare in treno per il trasferimento, avvertiamo la sua ansia: cosa troverà? Anche perché siamo a ridosso delle feste di Natale, un periodo che mette sempre malinconia se non lo si trascorre in famiglia. L’anno è il 1964, foriero di novità, tipo l’elezione del nuovo Presidente della Repubblica Giuseppe Saragat. All’arrivo di Macchiavelli, tutto è nuovo, anche la sistemazione in una pensioncina a conduzione familiare, dove egli non può di certo godere della riservatezza che si era auspicato.

Ma la gente di Noto è così! Lo travolge con la propria indiscrezione, per poi riservargli tanti gesti gentili. Non lo fa sentire mai solo.

Il lettore partecipa con un leggero smarrimento a questa prima fase di assestamento, ne avverte la tensione. Dalla Capitale arrivano puntuali le chiamate sul telefono fisso della pensione (quelle che ancora si facevano agganciando prima il centralino), dove ad alternarsi nei saluti è una famiglia intera: madre e fratelli, che Macchiavelli ha lasciato dietro di sé. 

Voltare pagina è difficile quanto necessario.

Il povero commissario non fa neanche in tempo ad ambientarsi, che a Noto già scompare un notabile del luogo. Un caso spinoso, una vera e propria gatta da pelare. Come dice il titolo, quello che Noto gli riserva è un delitto di benvenuto, per cui nessuna anticipazione che non sia logica. Ma per fortuna si imparerà da subito ad apprezzare la squadra che ruota attorno a Macchiavelli, composta da gente volonterosa e capace. Come ad esempio il maresciallo Calogero Catalano o il brigadiere Francesco Mantuso, validi elementi coi quali si instaura una buona intesa. 

In particolar modo, Macchiavelli potrà contare sull’intuito di Giulia Marineo, una giovane farmacista che lo attrae e che raccoglie le confidenze dei clienti. Averla dalla sua parte sarà fondamentale.

Un romanzo corale, Delitto di benvenuto! Ricco di personaggi, tra colleghi e amici del commissario, e gente di Noto che vuole rendersi utile in qualche modo. Le piste da seguire sono più di una, ma Scipione Macchiavelli e la sua squadra sapranno sempre riconoscere i vicoli ciechi e proporre nuove direzioni. 

Fino alla finale resa dei conti, quell’attimo in cui tutti i tasselli tornano al posto giusto.

La scrittura cinematografica dell’autrice fa il resto, lei che a Noto ci è nata e conosce bene la mentalità degli abitanti. Piacevoli le espressioni vernacolari, ma abbiamo avuto in passato grandi maestri. Davvero un bel romanzo, ricco di spunti investigativi e umane riflessioni.

Respirando un po’ l’aria nostalgica che lasciavano i romanzi di Montalbano, speriamo che il commissario Scipione Macchiavelli torni presto. Ci sono tutti i presupposti, perché mai dovrebbe tardare?

Cristina Biolcati 

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