Nero lucano – Piera Carlomagno



Piera Carlomagno
Nero lucano
Solferino
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Grottole, piccolo borgo della Basilicata a meno di quaranta chilometri da Matera che sorge tra due fiumi, il Basento e il Bradano, e di cui  parte del territorio si inserisce a buon diritto nella Riserva Regionale San Giuliano. E sarà un luogo poco lontano, sulla riva del lago alla diga di San Giuliano, in un freddo e pungente e tempestoso contesto invernale, dominato da venti che attraversano fischiando i carsici meandri delle  gravine a rappresentare la scena del crimine e a fare da primo fatale palcoscenico per la  trama giallo noir  di “Nero lucano,   in cui verrà ritrovato il cadavere di un uomo, orribilmente straziato. E naturalmente la prima ad essere convocata  sul posto dal procuratore della repubblica Corrado Basile per fare un  sopralluogo e garantire la sua preziosa consulenza sarà l’anatomopatologa forense Viola Guarino.
Sissignori, proprio lei Viola Guarino  con fama di strega, di buona stirpe locale, il padre savio piccolo agricoltore, la madre giramondo, il nonno  farmacista, Ottorino il più dotto e stimato di Matera, ma e soprattutto la nonna cumma’ Menghina –  Mariarìt per i locali – la lamentatrice funebre più brava e meglio pagata della regione.
Lo spettacolo che l’accoglie al suo arrivo sulla scena del delitto è agghiacciante: l’uomo, infatti, ha  la testa praticamente spaccata in due. Un colpo d’ascia, probabilmente, che denota forza e  grande precisione, ma a occhio pare difficile che la vittima sia stata uccisa  dove è stata ritrovata.
Il morto ben vestito, più o meno sulla cinquantina, ha le tasche vuote ma al  polso ancora l’orologio d’oro, di gran marca, fermo sulle cinque, presumibilmente dalla sera prima. Insomma, niente documenti, mentre il suo  telefono cellulare è a terra poco lontano. I ladri o forse meglio dire, i presunti ladri, pare che abbiano solo voluto ritardare il riconoscimento ufficiale. Insomma, per Viola non c’è storia: si tratta di un omicidio ma  ha altri moventi dal furto. Nessuna traccia o indicazione utile a prima vista, salvo lo strano particolare della cartina geografica della Basilica in bella mostra  nelle mani del cadavere…  Con un freccia a indicare proprio Grottole. Ma cosa vorrà dire? 
Si indaga  nella nebbia quasi assoluta fino al  giorno successivo quando, dopo essersi rivolta  ai vigili di Grottole che hanno subito  organizzato una ricerca nella zona, e proprio accompagnata  dal loro capo, arriva in questura a Matera una signora, Leda Montessori coniugata Carbone,  con la denuncia ufficiale della scomparsa del marito. Nessuno ha più visto  Brando Carbone  dal giorno prima. Neppure la moglie dal momento del suo arrivo a casa in taxi, proveniente  dal nord. Anzi,  ha notato che l’uomo non ha passato la notte  a casa… E neppure la segretaria che oltre a gestire con grande efficienza il suo ufficio, lo stava aspettando per concludere, via skype by Business. un  affare milionario con il Giappone. Bene o male moglie e segretaria confermeranno l’identità del morto. Che poi é l’ingegner Brando Carbone, di origini lucane, da tempo trasferito  a Varese per lavoro e dove ha costruito quasi un impero economico, di recente ritornato al paese per concludere diversi affari. Ma quali affari? La sua dinamica e indispensabile segretaria – e probabile amante – ne ha perso le tracce proprio alla vigilia dell’accordo che doveva siglare. Insomma, una situazione da chiarire subito. La segretaria può esibire un alibi di ferro, e anche la moglie Leda, alla quale con ogni evidenza non piace vivere in Basilicata nonostante l’opulenza della familiare dimora ottocentesca dei Carbone.. Dichiara  saltuari e inspiegabili problemi di memoria per aver  subito violenze domestiche durante l’infanzia che la portano ad autopunirsi. Insomma, le sue vaghe spiegazioni, corroborate da un’animalesca e  sordida relazione con il gestore del Bar di Grottole, potrebbero persino far insospettire. E sicuramente le ben collaudate  «antenne» di Viola, mezza  scienziata e un po’ mezza strega, percepiscono che gatta ci cova. Senza dubbio  intorno all’ingegnere vorticava  un’erotica torbida girandola che andava oltre il classico  triangolo, o quadrato extraconiugale. Ma prima che riesca a barcamenarsi e fare ordine tra prove, intuizioni e sentimenti, come la new entry rappresentata dal baldo  capitano dei carabinieri che stuzzica il suo ergo e la intriga e il ritorno del sostituto procuratore Loris Ferrara, sempre irresistibile, ma ohimè  molto sposato. Viola  si obbligherà persino a frequentare per il tè  le pettegole  vecchie amiche e flirt di Brando Carbone, molto gettonato anche da ragazzino. Ciò nondimeno  mentre approfondisce  i particolari  degli anni d’oro della  vecchia vita materana di allora, a Montalbano Jonico salterà fuori  un nuovo cadavere.
C’è stata un’altra vittima, Carlo Rosano, un possidente locale in buoni rapporti con l’ingegnere Carbone. Ucciso come lui, ma circa una settimana prima di lui. Ah, e, da non dimenticare c’è stato anche il macabro avvertimento di un coniglio strangolato e impiccato.  Pare quasi che l’assassino con i suoi  beffardi messaggi e segnali: vedi le  mappe del territorio , gli scacchi giganti, certi strani brani della  Divina Commedia, voglia lanciare precisi ami agli inquirenti.  Ma qual è il suo rovello?  Cosa vuole ottenere?  Qual è il movente che lo porta a colpire senza pietà e con precisione  quasi professionale? E anche se  ormai non c’è dubbio, se non l’ha già fatto, tutto lascia pensare che colpirà ancora.
Una gran parte dell’universo femminile che compare nel  romanzo  è quello delle  donne del Sud troppo spesso relegate a  vivere dominate dagli uomini. Il Sud e  la sua sentita e esibita religiosità. Territorio  multiforme con i suoi arcaici paesini rurali. Un Sud buono e cattivo dove alligna quanto di peggio possa significare ai nostri giorni: dove convivono fratellanza di massoneria,  legalità e omertosa illegalità e contemporaneamente anelito di  modernità. Pensiamo ad esempio al Sud dei Sassi di Matera ormai conosciuti nel mondo, alla decennale  battaglia per l’ambiente contro il petrolio e alle pale eoliche che, se male utilizzate, distruggono  i campi.  Un Sud  in cui forse aleggia il destino delle streghe dell’antica  tradizione. Ma le streghe di Matera sarebbero poi sorelle delle pugliesi Tarantolate della Pizzica? Il Sud e le sue donne che spaventano se seguono il proprio istinto ed  escono dagli schemi, la loro sofferta  ribellione alla prevaricazione e all’ignoranza, la ricerca di una  modernizzazione in una società che appare immobile.
Una Matera di straordinario fascino molto bella, talvolta palpabile ma inquietante, si presta a fare da fosco scenario a una corsa contro il tempo sulle tracce di un invisibile e  implacabile assassino. Per inseguirlo e catturarlo, in sella alla sua moto, alla sua possente Ducati, Viola Guarino dovrà calarsi nel suo personale umanissimo  inferno.
Un giallo, Nero lucano, in cui domina la fantasia, aleggia con prepotenza l’esoterismo pronto a  esaltare la figura di Viola, come anatomopatologa, profiler e detective sopraffina e una storia a cui  l’autrice  chiede subito al lettore di adattarsi  e, adeguarsi alla sua  favola ma anche alla protervia dettata  ad alcuni dei  suoi personaggi. Prepotenza, eccessi, tutta una vita condotta dai alcuni personaggi a cento all’ora., senza freni senza il minimo senso morale. Una vita in cui droga, bondage, perversione, omicidi  tutto è valido e ammissibile in nome del Dio denaro che porta al  successo. Unico pericolo e rischio che si vorrebbe dimenticare. Un qualcosa dal passato che torni a chiudere i conti.

Patrizia Debicke

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