Quando dopo alcuni casi efferati si spengono i riflettori, cosa resta? È questa la domanda che si deve porre il lettore, a proposito del terzo episodio di un giallo nordico sul cosiddetto “turismo macabro” nell’isola di Liten, tra Svezia e Danimarca.
La morbosità di visitare i luoghi in cui sono avvenute delle morti cruente, spinge la gente a viaggiare e consumare. Viene da sé che un periodo tranquillo porti a un calo di attenzione e l’inevitabile affermazione: “L’isola di Liten è caduta in disgrazia”. Anche perché con gli eventi nefasti degli anni precedenti, i turisti storici hanno preferito andare altrove per trovare un po’ di pace. Per cui, calma piatta su tutti i fronti.
Dopo Omicidio fuori stagione del marzo 2023 e Un giorno di calma apparente del marzo 2024, torna lo scrittore italiano sotto pseudonimo Arwin J. Seaman con quello che è un appuntamento fisso, poiché avviene sempre nel terzo mese dell’anno. Il nuovo titolo è La condanna del silenzio, una trilogia pubblicata dalla casa editrice Piemme.
Chi sia questo autore resta un mistero, basti sapere che è diventato un maestro di storie gialle scandinave, al pari di illustri colleghi autoctoni. La padronanza dell’ambientazione è infatti notevole, frutto di studi approfonditi. In zone in cui vi è un microcosmo che è tipico rallentare il tempo e l’effetto corale risulta sempre più efficace. “Liten era una piccola realtà, tutto ciò che accadeva diventava immediatamente di dominio pubblico.”
Questa volta l’indagine verte sulla sparizione della diciottenne Kysa Nilsson, che ai lettori più attenti non sfuggirà di avere già incontrato in precedenza. È difficile dileguarsi quando si abita su un’isola, eppure la ragazza non si trova da nessuna parte. Una pioggia incessante, poi, sferza Liten con insistenza da giorni, per cui ci sono altre priorità e si fatica a trovare le tracce.
Si perde tempo prezioso.
Kysa è maggiorenne e la polizia di Malmö ritiene si tratti di una scomparsa volontaria. Come non bastasse, c’è chi insinua sia solo una messinscena per riportare Liten al centro dell’attenzione dei mass media, come ai tempi d’oro.
I giorni però passano e lei non torna. Il capo della polizia Owe Dahlberg è di altro avviso e sente che le possa essere capitato qualcosa di brutto. La sua frustrazione raggiunge i massimi sistemi quando si rende conto di avere esigue forze in campo e che dal continente non manderanno alcun aiuto.
A intervenire sono gli Andersson, una famiglia influente di Liten e anche molto numerosa. Essi mettono a disposizione le loro risorse per pattugliare le strade, dragare corsi d’acqua, controllare luoghi ameni e svolgere indagini serrate. Questo allo scopo di espiare il pessimo marchio che ha siglato la loro dinastia, da quando un membro si è rivelato essere un assassino spietato e ora si trova in prigione.
Si paventa anche l’ipotesi che Kysa possa essere rimasta vittima di un rapimento, per cui bisogna unire le forze per riuscire a individuare il nascondiglio. Evitando, se possibile, antipatie e pregiudizi. Un misto di buoni e cattivi, per uno scopo comune.
Una storia corale, si diceva, come del resto lo sono le altre due ambientate a Liten. Dove niente, badate bene, è lasciato al caso! Al lettore vengono forniti vari indizi, così come la possibilità di fare congetture. Eppure il finale spiazza sempre.
Con personaggi credibili e ben delineati, che ormai abbiamo imparato a conoscere. E che essendo inseriti in un ambiente in continuo fermento, ci auguriamo di ritrovare presto.
Un romanzo adrenalinico, consigliato agli amanti di questa serie o a chi vi si affaccia per la prima volta. Il fatto di essere una storia autoconclusiva, non esclude nessuno.