Il nuovo romanzo di Marco Niro è un viaggio nella Storia dell’Uomo, nel suo passato, presente e (immaginato) futuro.
Il tema principale de L’Uomo che Resta non è solo quello delle storie che legano i personaggi tra loro in epoche distanti; sullo sfondo infatti il vero protagonista è il cambiamento climatico “subito” dagli uomini nella preistoria, accelerato dai nostri insensati comportamenti nel presente (dallo sfruttamento insensato delle risorse naturali e alla cecità nel prevedere le catastrofi future) e prefigurato appunto nei prossimi millenni.
Circa 20.000 anni fa Artzai con la compagna Elaia s’innamorano e lottano per sopravvivere in un mondo pieno di pericoli, anche all’interno della loro stessa comunità. Così fuggono e trovano riparo in una piccola grotta nascosta dove inizieranno a descrivere la loro vita tratteggiandola su quei muri.
Testimonianze che verranno ritrovate nel 2029 da Bruno e Glenda, coppia di ricercatori che proporranno al mondo il loro ritrovamento come il più importante mai scoperto fino a quel momento.
Si atterrerà poi a Gilanos, nel futuro distopico descritto da Niro in cui Clizia, la protagonista ancora bambina di questo tratto di storia, ritroverà la stessa grotta con l’aggiunta di nuovi indizi che, una volta risolti, potranno descrivere e testimoniare il perché del declino ambientale nel quale il nostro pianete è piombato.
Il vero mistero del romanzo in fondo è questo e l’autore con abilità ci porta da un’epoca ad un’altra, da una difficoltà all’altra, attraverso tutte le vicissitudini che i vari protagonisti dovranno affrontare. Perché non è solo l’ambiente a cambiare e a creare conflitti; Artzai, Elaia, Bruno, Glenda e Clizia avranno a che fare con antagonisti agguerriti e disposti a tutto pur di mettere i bastoni tra le ruote ai loro progetti e ai loro buoni propositi.