Il fumo e l’incenso – Michele Burgio



Michele Burgio
Il fumo e l’incenso
Bompiani
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Serrapriola è un piccolo paesino della Sicilia dove tutti si conoscono. Luca, Gesualdo, Kevin e Rosario sono quattro adolescenti, “i Megli”, alle prese con i problemi tipici della loro età. Le due autorità principali sono il parroco, padre Ramacca, che allena una squadra giovanile di calcio, e don Orazio Scuderi, padre di Gesualdo e padrino del paese. Due eventi apparentemente sconnessi turbano la quiete di Serrapriola. Il primo à la scomparsa di Luca e il secondo è la sparizione di un antico crocifisso.

Le indagini pubbliche sono coordinate dallo svogliato maresciallo Maira e dal dubbioso procuratore Ammiata. Agli investigatori ufficiali si aggiunge Sergio Vilardo, giornalista un tempo interessato a scoprire intrighi e combattere il malaffare, ora deciso a difendere la sua vita tranquilla di provincia.

Quando il corpo di Luca viene ritrovato in un pozzo inizia la ridda di ipotesi sui possibili moventi e soprattutto sui possibili colpevoli. Quale sarà la pista giusta? Quella che porta a piccoli traffici di droga o quella della gelosia? La torbida verità si farà strada a poco a poco assieme all’amara conclusione.

Burgio ci racconta una Sicilia, sulla scia di Camilleri, dove convivono diverse anime. Quella preponderante è legata alla tradizione che onora il potere in tutte le sue forme, a partire dall’autorità religiosa sino a quella mafiosa. È difficile uscire dagli schemi di una società che vive in un suo consolidato, eppure precario, equilibrio. Scuderi ne è l’emblema, rappresenta il fulcro attorno a cui tutto ruota, nel bene e nel male. È lui che giudica, che punisce, che insabbia. L’autorità giudiziaria e quella religiosa agiscono sotto la sua direzione, convalidandone le decisioni.

La verità che fa capolino viene sommersa dalle menzogne e dalla necessità di ristabilire l’equilibrio senza turbare gli animi degli abitanti del paesino. Nessuno deve sapere cosa è veramente accaduto e nessuno deve dubitare delle personalità più in vista. Il primo e fondamentale comandamento è evitare gli scandali, praticando in contemporanea una sorta di giustizia vendicativa sommessamente autorizzata.

La vita della piccola località è descritta con attenzione e le due “commari” Filomena e Nannina esemplificano bene la mentalità della provincia con i pettegolezzi, i ritmi lenti e il rispetto assoluto della tradizione tanto gastronomica quanto religiosa.

Ci immergiamo nella Sicilia delle granite con la brioche appena sfornata, delle campagne assolate dove tutto può succedere, dei padrini che dirigono ogni cosa, di adolescenti che non riescono a trovare il loro posto nel mondo. E i protagonisti sono proprio loro, quei quattro giovani che hanno dato il nome “i Megli” al loro piccolo gruppo. Giovani spaesati che hanno paura delle loro emozioni che temono il giudizio della società e allo stesso tempo sentono il bisogno di esternarle.

Un libro interessante da leggere in un’afosa giornata di mezz’estate.

Cristina Bruno

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