Ci sono memorie e lutti difficili da elaborare. Ci sono episodi della propria vita che non sempre possiamo, o vogliamo, dimenticare. Ci sono persone che non riusciamo a lasciare andare, neppure dopo la loro morte.
È questa la condizione in cui vive Astor Benassi, ex poliziotto tormentato dai ricordi di quanto vissuto alla Diaz di Genova, quando la realtà ha superato le peggiori fantasie, quando l’istinto ha prevalso sulla ragione. Dopo, nulla più è stato uguale.
Astor ha restituito il distintivo e si è ritirato a vita privata in una landa desolata, sul delta del Po, una terra che assomiglia al suo stato d’animo. Anzi, ne è il naturale prolungamento: nebbia opalescente che sembra nascondere fantasmi, umidità che entra nelle ossa per non staccarsene più, acqua stagnante, dolce e salmastra e, lungo le strade, carcasse di nutrie grosse come cani. E un B&B, ricavato dalla cascina ereditata da una zia materna, gestito insieme alla figlia Eva. Così, Astor cerca di sopravvivere, esorcizzando i suoi fantasmi e l’ultimo lutto: la morte di Clara, la moglie con cui riesce ancora a parlare, arrivando persino a scorgerla, tra le nebbie notturne.
Le sue notti, lunghe e uguali, sono bagnate da grappa, vino, liquori, con la sola compagnia dei ricordi che non lo abbandonano mai e di un persistente dolore alla prostata, conseguenza inevitabile del suo stile di vita. A nulla valgono le raccomandazioni di Eva, che spesso lo risveglia dai suoi stati di semicoscienza, strappandolo a incubi che lo fanno gridare.
Ma qualcosa sopraggiunge a scuotere l’apparente tranquillità del suo rifugio: un omicidio efferato, ai danni di un giovane, bello e noto. Pietro Sartori, figlio di Massimo e Silvia, proprietari del Bocalòn, il ristorante più rinomato della zona, viene ritrovato cadavere nell’acqua stagnante: quello che inizialmente era sembrato un suicidio, in realtà si rivela un omicidio efferato. Al quale se ne aggiunge un altro, ai danni di un’altra insospettabile persona.
Il Commissario Mino Fortuna, che dalla calda Costiera amalfitana è stato catapultato in quelle terre nebbiose e fredde, si trova a combattere contro il muro di reticenza e diffidenza di chi, in quelle zone, da sempre si trova a vivere. Tutti potrebbero essere colpevoli o innocenti e sulla vicenda cala una strana omertà.
Il campionario umano è vario e non privo di originalità spesso sospette: Nando il barbiere, nel cui negozio Astor incontra gli amici per quattro chiacchiere e dove, in maniera non troppo nascosta, avvengono trattative per scommesse illegali; Bialetti, con una grossa voglia sulla fronte che ricorda l’omino coi baffi; Zeno Munari, gestore di un ristorante su una palafitta affacciata sulla laguna dove vengono serviti piatti di moeche eccellenti; Klondike, personaggio border line che cerca l’oro dei turisti caduto nell’acqua: catenine, medagliette, braccialetti, cavigliere; i fratelli Bisca, due gemelli che hanno uno degli allevamenti di ostriche rosa più grandi della zona, la cui strana relazione ha dato adito a voci e leggende; Giada Baldan, figlia di Luciano e Mara Baldan, i vecchi proprietari del Bacalòn, che confessa al Commissario la sua relazione con Pietro e i suoi dubbi; don Giorgio, alto, magro, biondo e poco disponibile a svelare segreti appresi nel confessionale; infine, il ragazzo proprietario della jeep gialla, che Eva sta da poco frequentando, di cui, ovviamente, Astor sospetta.
E poi gli affetti: Eva, la figlia con cui Astor vive, e con cui spesso litiga. Giovane e bella, canta nei locali della zona e si innamora sempre, a detta del padre, degli uomini sbagliati…fino ad arrivare all’ultimo: il ragazzo della jeep gialla: sarà affidabile? Che segreti nasconde? È implicato in un giro di scommesse clandestine? Forse, addirittura, negli omicidi? Eva sa cantare e suonare a differenza del padre che, benché Astor di nome -in onore di Piazzolla- ha fatto tutt’altro nella sua vita. Eva vorrebbe che il padre trovasse una compagna, abbondonando la solitudine forzata che si è auto imposto, quasi accusandosi della morte della moglie. Ma Astor, da quell’orecchio, non ci sente
E poi…Lucy, la cagna di Astor che puzza da fare schifo, ma sopporta gli sbalzi d’umore del padrone ed è la sua più fedele compagna.
Il mistero degli omicidi si infittisce e il Commissario Mino Fortuna non riesce a venirne a capo. Il suo peggior incubo è quello di non riuscire a tornare a casa per Natale, condannato a rimanere in quella fredda solitudine fino alla risoluzione del caso. Come fare a bucare il muro di silenzio attorno a lui? Con insistenza e tenacia cerca in ogni modo di coinvolgere il nostro ex poliziotto a collaborare. Alla fine, Astor, dopo secchi rifiuti, capitolerà e si deciderà a cooperare ma…alla sua maniera, senza assumere ufficialmente alcun ruolo.
Sarà questa la svolta che Astor riuscirà a imprimere alla sua vita? In che modo? A che prezzo? E, soprattutto, cosa c’entra il falso indaco? Il finale, che arriva veloce come un proiettile, svela i dettagli e scioglie i dubbi che la lettura ha suscitato.