Indagini di un medico legale
L’unico vero e proprio testimone della morte di qualcuno è il morto stesso. È categorico Philippe Boxho quando esprime questo concetto così semplice e così reale.
Parlando de La parola ai morti, il suo libro d’esordio, definito come il caso editoriale del 2024 con oltre un milione di copie vendute in Francia e in Belgio, afferma che è stato scritto con l’intento di “dare voce ai morti e ascoltare quello che hanno da dire, insomma, farli parlare”.
Iniziamo col dire che si tratta di un libro che, seppur scritto egregiamente, non è proprio per tutti. Non stiamo parlando di un romanzo thriller. Se si decide di affrontare una lettura come questa, bisogna essere consapevoli, per prima cosa, che il contenuto è totalmente esplicito.
Boxho è determinato a far conoscere la sua professione, un lavoro un po’ sottovalutato e dietro le quinte, il patologo forense, una figura sempre poco rappresentata nelle serie televisive e nei film.
L’autore belga, inizia col raccontare il suo passato e di come, dal voler diventare sacerdote a diciotto anni, sia passato ad essere un medico legale e criminologo. Poi entra nel vivo. Difatti è bene ribadire che, nonostante i toni con cui l’autore descrive situazioni e scene del crimine siano a tratti umoristici, gli argomenti in questione non sono minimamente edulcorati.
Attraverso gli avvincenti racconti delle vere storie dei casi che gli si sono presentati negli anni, Boxho parla di autopsie, putrefazione, larve, corpi decomposti e via dicendo. È evidente che questo libro non è di certo adatto a persone impressionabili, perché davvero la realtà è molto diversa da quello che viene mostrato nelle serie tv.
Vi farete una cultura su quali e quanti siano i modi con cui le persone scelgono per togliersi la vita e sui vari tipi di decesso. Conoscerete nei dettagli come si esegue un’autopsia. Scoprirete l’interessante mondo degli insetti ed inizierete a comprendere il loro comportamento nel momento in cui vengono a contatto col defunto. Leggerete anche di persone morte in casa da sole e di come il medico legale affronti il difficile compito di capire cosa è accaduto.
“Vedere defunti fa parte del lavoro, prima o poi la morte ci sorprende tutti, ma constatare il disagio sociale, la solitudine, persino l’oblio in cui alcune persone vivono, è molto più difficile.”
Senza voler mancare di rispetto ai defunti, Boxho sceglie di scrivere questo vero e proprio saggio divulgativo con molta precisione, senza esclusione di dettagli lugubri, attraverso uno stile narrativo magistrale e riuscendo a dosare in modo intelligente anche l’ironia.
“Preferisco ridere della morte prima che sia lei, un giorno, a sorridermi.”
È interessante come l’autore condivida col lettore anche la sua cultura nel suo campo. Conoscerete, ad esempio, la storia di Alphonse Bertillon, impiegato della polizia parigina, che inventò il sistema per la misurazione delle impronte digitali. Uno strumento che permise di rilevare un’impronta digitale sul vetro della cornice della Gioconda, rubata dal Museo del Louvre nel 1911. O ancora, parlando di mummificazione, troverete estremamente interessante la storia delle Catacombe dei Cappuccini di Palermo.
I pensieri sono diversi quando si arriva in fondo alla lettura de La parola ai morti. Senza dubbio, vi sarete fatti una cultura nel campo forense, avrete conosciuto un autore al quale vi affezionerete per la sua schiettezza e per la sua egregia tecnica narrativa e, forse, vi fermerete un attimo a riflettere sulla vostra vita, e quella di chi vi sta intorno, e la apprezzerete un po’ di più.