Il titolo del libro, “Loro”, desta una certa curiosità, ma a mio avviso quello francese, con il senno di poi, rappresenta il tema portante di tutta la storia “Conjuration primitive“.
L’incipit si apre con una descrizione evocativa e suggestiva che colpisce alla quarta riga. Le parole mettono in scena le sensazioni in modo così forte che il lettore è rapito e destinato a rimanere inchiodato fino alla fine.
L’ambientazione si impone nelle prime venti righe diventando personaggio della storia: non ci dà indizi di quello che andremo a leggere, ma si presagisce quel senso di oscurità tipico del thriller mozzafiato, subito.
L’autore utilizza le parole come un “tombolo” merlettando gli eventi con le sue descrizioni cariche di significato.
Un lavoro raffinato che non lascia nulla all’improvvisazione. È questa la cosa che mi è piaciuta di più: “l’ambientazione”.
La gendarmeria di Parigi si troverà coinvolta nella risoluzione di un caso che la risucchierà nel nero degli abissi. Due, tre, forse più serial killer stanno mietendo vittime con una successione sempre più rapida e incontrollata, su territorio francese e non. Tutti gli omicidi recano la stessa firma, ma i modi operandi sono differenti.
Il Maresciallo Alexis Timee, l’incarnazione del poliziotto 2.0, responsabile della Squadra omicidi multipli della sezione ricerca di Parigi, sta conducendo le indagini al fianco di Ludivine Vancker e del famoso psichiatra Richard Mikelis, oltre al tenente Segnon Dago.
Il personaggio del maresciallo Alexis, nel sondare gli abissi imperscrutabili del male, vi si lascia risucchiare e, nel suo annegare, trascina il lettore in un fastidioso disorientamento che anela il ritorno alla normalità e all’equilibrio, pur calamitato dal voler scrutare ciò che lo divora.
Il thriller, in quanto tale, ben si presta a queste altalene di sentimenti perturbanti.
Chattam sembra correre su delle montagne russe immaginarie che costringono chi legge ad attendere la fine, prima di liberarsi da questa tenaglia mozzafiato.
Luci e ombre si mescolano nell’inconscio di Alexis, del quale ci si aspetta un crollo psicologico da un momento all’altro.
L’autore si immerge completamente nella psiche dei suoi personaggi e comunica quel senso di disagio nello stare nei panni di chi ha superato il limite, permettendo di sperimentare il terrore di varcarlo da parte di chi rappresenta il bene, e il vuoto da parte di chi l’ha superato e ne fa un modello di vita incarnando il male.
Nella seconda parte del libro è la volta di Ludivine, altro personaggio carismatico della gendarmeria parigina. Anche lei entra nella spirale infernale ingaggiando una lotta personale tra bene e male, che si svolge principalmente nella sua mente. Sconfiggere il crimine, scovare i malvagi ha un prezzo: “affrontare i fantasmi che incarnano i nostri squilibri“.
Tutto è giocato su quel filo di confine dai contorni poco netti. Il buio agisce come calamita negli animi contrastati di chi, ogni giorno, è costretto a combattere il crimine.
La figura del poliziotto tormentato non è certo una novità, ma il modo claustrofobico di renderlo, dove la partita è giocata principalmente a livello psicologico, è veramente molto efficace.
Dunque la forza dei personaggi, non è tanto nella originalità delle loro passioni o della loro presenza fisica o nei ruoli piuttosto stereotipati, ma soprattutto nel groviglio di sentimenti che li muove.
Una lotta primordiale tra bene e male che aleggia e permea la vita di tutti: buoni e cattivi.
Ma la domanda è: fino a dove ci si può spingere per combattere il crimine senza varcare il confine del non ritorno? E quanta forza è necessaria per annientare il presunto diritto alla perversione criminale?
Chattam a ragione è considerato lo Stephen King europeo, ma non solo, la sensazione forte è che tra le righe ci sia anche l’influenza del “Silenzio degli innocenti”, di Dexter e persino della filosofia dei personaggi di Star Wars che prepotentemente insinuano il dubbio del lato oscuro della forza. Tutti ingredienti di una ricetta ben dosata per un risultato esplosivo.
Più che buona lettura, questa volta sento di augurarvi buon viaggio nei meandri della psiche.