Nel piccolo paesino norvegese di Os, due fratelli, Roy e Carl Opgard sono i proprietari di gran parte dei terreni e delle attrazioni del posto: un albergo con spa, un distributore di benzina, un bar.
Roy, il maggiore dei due, ha l’ambizione di voler costruire una ruota panoramica in legno, nella convinzione di aumentare il flusso di turisti e il volume di affari dell’albergo di Carl, di cui è azionista.
Ma un imprevisto disturberà i suoi piani e metterà a rischio le attività di famiglia.
La decisione di un grande investitore, di spostare la statale fuori dal paese, cambierà le prospettive di investimento e di credito bancario legate al territorio.
Sarà ancora possibile finanziare il lunapark di Roy?
Il sistema economico di Os è minacciato e sull’orlo del collasso. I due fratelli abituati a risolvere i problemi da soli, agiranno come la vita gli ha insegnato.
Sopravvivere nella provincia scandinava non è diverso da qualsiasi altra provincia del mondo.
La famiglia è l’unico luogo “sicuro” dove tutto nasce e tutto muore. Un piccolo mondo che determina chi sarai.
Tutto il romanzo viaggia sul concetto di “famiglia”. Ed è proprio su questo concetto che si fa sentire la tipicità della letteratura scandinava, anche se l’autore, con la sua personalità poliedrica, procede con un passo diverso, più intimo, più psicologico e sentimentale, rispetto ad altri suoi conterranei.
Un noir pieno di suspense e di sentimenti contrastanti. Con uno svolgimento di trama alla Colombo, in quanto l’assassino è subito noto, e dove l’autore percorre a ritroso le tappe che porteranno alla scoperta di certi omicidi. Nonostante ciò la suspense sale insieme alla maestria dei colpi di scena sempre più incalzanti.
La storia è raccontata in prima persona da Roy, il protagonista, che ci prende per mano facendoci comprendere il suo punto di vista, ovvero, quello di un assassino per necessità, che sin dalle prime pagine si dichiara tale, riflettendo sui sette omicidi che ha già sulla coscienza.
Il personaggio è talmente convincente che subito ci attira dalla sua parte facendoci fare un viaggio periglioso nella sua esperienza di famiglia e sulla necessità di uccidere quando le cose non vanno come dovrebbero.
La domanda è: Cosa avremmo fatto al suo posto? Com’è stare dalla parte di un assassino? Perché Roy è diventato un assassino?
La sua storia è legata a doppio filo a quella di suo fratello Carl, per il quale prova sentimenti contrastanti.
L’autore si muove in modo disinvolto nel raccontare le vite dei suoi personaggi, tutti incastonati in famiglie disfunzionali e cariche di segreti inconfessabili.
Il tema della “famiglia” è così forte e avvincente che prende il sopravvento sull’indagine di polizia, che passa in secondo piano.
E comunque, quando l’agente rurale Kurt Olsen cercherà per tutto il tempo di incastrare Roy, il lettore si schiererà senza dubbio con quest’ultimo. Un assassino giusto.
E per concludere: un finale inaspettato, dove i sentimenti sono anestetizzati. Gioia e dolore si confondono nelle esistenze, di uomini e donne, sacrificate sull’altare della sopravvivenza.