La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa – Sebastiano Ambra



Sebastiano Ambra,
La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa
NewtonCompton
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L’operazione segreta in quello  sperduto fazzoletto di Sicilia fra Trapani e Palermo,  che tendeva a catturare il pericoloso e inafferrabile latitante don Vito Trabìa, si è rivelata  un fallimento. Dopo aveva circondato il rustico casolare, in quello straccio di terreno desolato al momento dell’accesso sul  teatro dell’attacco, il presunto rifugio del capo mandamento,  la polizia  si era ritrovata tra le mani solo Lamantia,  il vecchio lattaro, che da giorni faceva la spola con il paese, subito  arrestato e  messo in cella di sicurezza per complicità. Ma, ohimè, nel rifugio non c’era alcuna traccia di don Vito.  Il presunto destinatario delle lettere portate su ogni giorno dal lattaro.
Anzi, il capo dei capi strettamente legato alla vecchia scuola,  è letteralmente scomparso.
Dove diavolo si è nascosto? Si chiede tutta la procura palermitana. E che fine ha fatto?
Certo è che riuscire a capire i machiavellici e contorti piani tessuti  da un’astuta e collaudata  mente criminale come quella  è quasi un terno al lotto  e ancora più difficile pare riuscire  ad anticipare le mosse sue e dei suoi uomini.
E infatti a sorpresa ci sarà  una mossa, quasi uno scacco,  decisamente stravagante: l’arrivo in questura di una lettera  indirizzata all’ispettore Malena Di Giacomo,  di stanza  a Palermo. Lettera che, a prima occhiata, parrebbe scritta di un mitomane, ma che, a ben vedere,  si rivela una vera e propria provocazione mirata ad hoc. 
Il mittente, infatti,  le annuncia di aver nelle mani don Vito Trabìa e chiede che Malena Di Giacomo, da sola, senza coinvolgere i colleghi, insomma  senza il loro aiuto ma seguendo a puntino tutte le istruzioni scritte,  si metta sulle tracce del vecchio boss per  ritrovarlo entro ventiquattro ore.
Se non ci riuscirà , Trabìa sarà eliminato.
Malena Di Giacomo non ha scelta. Deve accettare la sfida e intraprendere quella specie di caccia al tesoro, solo lei forse potrà farcela  ma il  suo compito  appare subito difficile e tutto in salita. Intanto deve fare i conti con i potenti rivali di Don Vito che hanno solo interesse a farlo fuori,  poi deve battersi con il poco tempo a disposizione per riuscire  a intuire dove è tenuto prigioniero .
Suo principale compito sarà, intanto, arrivare a  risolvere un’ enigmatica sequenza di indovinelli escogitata dal rapitore, astrusi rompicapi che fondono arte e letteratura con la storia e le leggende del capoluogo siciliano e che solo la destinataria, entrata in polizia dopo una eccellente laurea in lettere antiche, pare in grado di decifrare.
Con per unico appoggio il fraterno amico del suo capo,  lo psicologo livornese Leonardo Colli, Malena Di Giacomo, tirata per i capelli in una pericolosa indagine scivolosissima, dovrà lanciarsi in un’ impresa ai limiti del possibile, che porterà  i  lettori anche ad affrontare una Palermo sconosciuta, tenebrosa ed esoterica, in un succedersi di astrusi misteri e intrighi familiari.
Un raccontare in terza persona, scelto dall’autore  per “La misteriosa scomparsa di Don Vito Trabìa”, che ci invita a introdurci addentro agli antichi  contorti  retroscena della mafia palermitana.
Un racconto in cui Sebastiano Ambra, oltre  a descriverci la macchinosa caccia al latitante, ci fa assistere a riunioni riservatissime in cui gli interessi delle famiglie si mescolano con il mistero da risolvere e ci presenta altri personaggi che appartengono ai peggiori  retroscena malavitosi  e potrebbero  avere un qualche ruolo nella scomparsa del boss.
Tutto ciò mentre la nostra brava  ispettore di polizia, pur con i minuti contati, non smetterà  mai  di insegnarci qualcosa su Palermo  fantastica città dai monumenti che trasudano  la sua millenaria  storia strettamente collegata alla Sicilia. E lei e il suo consulente incaricato,  lo psicologo Leo Colli,  pressati dal tempo che par volare, confrontandosi con trabocchetti letterari, rischi reali  e cellulari “panemensi” usati dai mafiosi,  proseguiranno indomiti verso la scadenza dell’ultimatum della loro micidiale caccia , pur gravati  dalle  pene personali della loro vita privata.
Ciò nondimeno  spetterà  alla nostra ispettrice, tra imprevisti bomba e  intoppi di marcia, arrivare da sola a scoperchiare il mafioso pentolone, guarnito da i tanti  trucchi da prestigiatore e mettere nel sacco chi voleva ingannarla in un gustoso romanzo,  piacevolmente affollato da  colpi di scena che proseguono fino alla fine.

Patrizia Debicke

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