Un grande thriller, ambientato in una scuola di provincia. un capolavoro di trama, scorrevole e dall’ambientazione cruda e dal finale assolutamente imprevedibile. La prima indagine della detective Ruth Hunter che diventerà presto una serie TV.
A causa del dolore per non essere riuscita a distanza di quattro anni a risolvere il caso, ancora aperto, della scomparsa della sua partner Sarah, è decisa a lasciarsi alle spalle Londra, il MET e la sua vita passata. Ma i fantasmi hanno il vizio di seguirti ovunque. Erano state una coppia ideale: Sarah Goddard un’infermiera, aveva il dono di intuire cosa stesse succedendo nella vita degli altri, era uscita di casa ed era salita sul treno delle 08:05 alla stazione di Crystal Palace, direzione Victoria Station, ma non era mai scesa.
Chiede il trasferimento dalla caotica Londra alla campagna del Galles, a Snowdonia, presumibilmente più tranquilla. Vivere a Londra era diventato stressante, la tensione e l’ansia permeavano l’aria come gas nervino e l’angoscia di non sapere cosa fosse successo a Sarah la perseguitava ogni giorno. Ruth aveva ancora paura che un giorno qualcuno l’avrebbe smascherata come un’imbrogliona, aveva la sindrome dell’impostore e si rimproverava per essere troppo londrocentrica al lavoro, cosa che odiava. D’altro canto i gallesi erano molto fieri delle loro origini, della loro lingua e delle loro leggende per farsi mettere in inferiorità.
Cerca di fare squadra con il suo vice, il sergente Nick Evans, che la derideva chiedendole se fosse scappata da Londra per occuparsi di furti di pecore e trattori. Nick aveva problemi con l’alcool sin dall’adolescenza e frequentava gli alcolisti anonimi cercando di disintossicarsi. Le dipendenze erano una caratteristica comune per certe categorie: avevano visto il male in ogni sua forma e se non si sentissero scioccati, turbati o depressi, non sarebbero umani. La strada più veloce per stemperare l’ansia era l’alcool: quella sensuale, bellissima, calda sensazione del primo sorso della giornata.
Molti i riferimenti da parete dell’autore agli usi e costumi gallesi, alle notazioni linguistiche, alle descrizioni dettagliate di quei luoghi affascinanti, alle campagne a perdita d’occhio che risollevavano lo spirito alla detective Ruth.
Durante un temporale Nick e Ruth ritrovarono nel parcheggio della scuola dove insegnava, Ysgol Dinas Padog, il corpo di una donna brutalmente assassinato Arabella Dixon, dalla fama controversa. Aveva un marito Jonatan Noakes e un figlio ventenne Alex Noakes, con cui litigava spesso per motivi di condotta. La Dixon era una donna invadente, fredda e maniaca del controllo e il figlio doveva essere stato entusiasta di lasciare la Ysgol Dinas Padog e frequentare un collegio privato a cento chilometri di distanza.
Durante le indagini per il primo omicidio, ne viene commesso un altro, con lo stesso modus operandi, strangolamento e una spirale incisa sulla pelle della vittima: il preside della scuola, Neerav Banerjee, amante di Arabella Dixon. I crimini dettati da gelosia e vendetta spingevano persone apparentemente normali a comportarsi in modo violento e incontrollato. Un’altra pista era il razzismo che dilagava nel Galles e Daniel Hughes era un razzista conclamato.
Mentre attraversavano il parcheggio Ruth notò che Nick stava guardando l’albero piantato in memoria di sua cugina Megan, che si era suicidata. Entrambi erano frustrati per la mancanza di progressi, a ciò si aggiungeva che volevano affiancare loro alcuni detective esperti della Omicidi di Manchester, guidati dal Capo Ispettore Ashley Drake.
La Morte Non Sbaglia con l’umanizzazione dei suoi protagonisti suscita nel lettore empatia e viene voglia di leggerlo tutto d’un fiato.