Erika Foster, ispettore capo della polizia metropolitana di Londra, si trova a fronteggiare diverse circostanze, faticose e pericolose: la sua nuova abitazione cade a pezzi; la sua vita, dopo la morte di Mark, il marito, agente di polizia ucciso durante un raid antidroga, va in frantumi; Lenka, la sorella la perseguita telefonicamente per assicurarsi che stia bene, non corra rischi, mangi e si prenda cura di sé e trovi un fidanzato. Infine, deve risolvere un caso di omicidio che sembra quello che non è: Vicky, una giovane attrice dedita alla produzione di podcast true crime, è stata barbaramente trucidata.
Sin dal prologo Robert Bryndza, l’autore, ci immette nel vivo della scena del delitto. Il giorno 22 ottobre 2018 qualcuno bussa alla porta di un appartamento: un rumore leggero, quasi timido che non preoccupa la ragazza che si trova all’interno. Il resto, però, è tutt’altro che timido e silenzioso: il delitto viene compiuto in maniera agghiacciante e descritto con minuzia di particolari. A trovare il cadavere è Tess, la sorella di Vicky: le sua grida disperate attirano Erika che sta tornando a casa.
I fatti si susseguono e smentiscono le apparenze. Molti personaggi si muovono in primo, secondo piano o sullo sfondo della vicenda.
I vicini di Vicky, originali e sospettabili, sembrano nascondere più di uno scheletro nell’armadio: Charles Wakefield, una specie di custode della palazzina, violento e psicologicamente fragile ed Henrietta Boulderstone, proprietaria dell’intero stabile, artista aristocratica e originale, suscitano sospetti; poi i parenti: Tess, la sorella di Vicky e Jasper Clark, l’enigmatico marito; quindi Sophia e Maria Ivanova, tirocinanti di medicina, che abitano nell’appartamento di fronte a quello di Vicky; Shawn Macavity, il ragazzo, o ex ragazzo, di Vicky; Cilla Stone, amica ed ex insegnante di recitazione che vive in una sperduta località scozzese; Colin e Ray, docenti nella stessa scuola di recitazioni, amicissimi di Cilla: affascinante ed elegante il primo, basso e calvo, con un pizzetto brizzolato il secondo.
Anche il mondo della polizia offre personaggi non privi di interesse: l’ispettore Moss, donna bassa e tosta, con i capelli rossi lunghi fino alla schiena; James Peterson, detective, nero e alto, con i capelli rasati sulla nuca da cui scendono dei piccoli rasta: con lui, Erika ha avuto una breve e tormentata relazione ormai conclusa; Isaac, patologo forense; Melanie Hudson, sovrintendente rigorosa; Paul Marsh, comandante amico di Erika, carrierista e facilmente ricattabile; Julian Wakefield, pezzo grosso della polizia nonché fratello di Charles, il vicino di casa di Vicky, che potrebbe non essere completamente innocente.
E poi abbiamo il mondo degli amici e parenti: Lenka, che non esita a partire dalla Slovacchia per soccorrere la sorella; Marek, il cognato che affida i figli alla madre per poter arrivare a Londra; Igor, un amico di gioventù ritrovato fortuitamente; infine, George, il gatto rosso che ha scelto l’appartamento di Erika come suo rifugio.
Al primo omicidio se ne aggiunge un altro, che forse è lo stesso o forse no, condotto con modalità simili: un bussare timido, passi felpati ma violenza e precisione nell’infierire sulla vittima. Attraverso le metodiche indagini di Erika e della sua squadra, si scoprono le relazioni pericolose che legano gli uni agli altri, parentele e ricatti che partono da lontano e portano lontano e si fa luce sui casi di true crime su cui Vicky stava indagando e sui rischi fatali in cui potrebbero incorrere eventuali testimoni.
Erika riesce ad arrivare al cuore della vicenda, dopo colpi di scena mozzafiato, pagando però un alto prezzo. Il finale non delude e il brivido e la suspence sono assicurati.