Azzurra D’Agostino
Due notti
Il Castoro
Quattro amici e la loro prima vacanza fuori casa, da soli. Tre giorni e due notti di un’estate memorabile, che li cambierà per sempre. No, non è l’ennesima citazione di Stand by me. In estrema sintesi, però, potrebbe essere il cuore del romanzo di Azzurra D’Agostino che effettivamente rimanda all’indimenticabile racconto di Stephen King. Per più di un motivo: i personaggi, i loro sentimenti, soprattutto le paure, le atmosfere. Con un sospetto di elementi soprannaturali: riemerge un passato pieno di misteri, sogni e incubi che diventano premonizioni.
La scena è quella dei borghi e dei boschi dell’appennino tosco-emiliano dove Guccini e Macchiavelli hanno collocato le loro indagini e dove Michele Serra, restaurato il mulino del nonno, suda sul trattore e riposa su un’amaca. La scrittura è tessuta di frasi brevi e parole essenziali capaci di incidere e recidere come lama di coltello. La storia è un noir a trazione dark, ma con un filo giallo che la percorre da subito.
Neri e la cugina Anna con i compagni di scuola Giulio e Osso si recano nella vecchia casa della nonna su cui aleggia “la maledizione del biancospino” e nella quale c’è una “stanza segreta”, luogo di strani reperti e misteriosi riti. “Le Paure scendono dalle montagne” diceva al nipote Neri (pre)destinandolo a suo erede (ma di che cosa? di quali poteri?). E ancora: “Vai nella mia stanza, ho lasciato lì il tuo destino, è tutto scritto”. Ognuno ha una paura radicata nel profondo: un’eredità sconosciuta e non voluta, uno spazio buio e stretto come una bara, l’acqua turbinosa che ti trascina al fondo; solo Giulio ha un obiettivo più tangibile: trovare due purosangue rubati. Vicino abita un vecchio contadino inquietante, se non terrificante con il fucile.
È una storia di formazione che, coerentemente con lo spirito di Re Stefano, trova soluzione la notte di San Giovanni, notte magica, dei prodigi. In realtà, è un viaggio metaforico di giovani che attraversano situazioni irte di pericoli reali materiali psicologici verso lo spazio che, lasciato definitivamente il tempo dell’infanzia, è la terra sconosciuta agognata temuta dell’adolescenza. Per diventare grandi. Come? Affrontandoli insieme.
Da 11 anni