Non ha più alibi Elettra Morin: gli occhi scuri, accesi di impaziente irrequietezza, trasmettono la lucida determinazione di chi sa che non è più tempo di tergiversare. È ora di prendere nelle proprie mani le sorti di un destino che, ormai, non dipende da nessun altro. Questo è quanto si legge nello sguardo del nuovo commissario della questura di Gorizia, ora a capo della Squadra Mobile di Monfalcone, quando, il 26 settembre 2017 poco dopo le 4:45 del mattino, giunge sul luogo di quello che all’apparenza sembrerebbe un tragico incidente: ma quegli stessi occhi, colmi di immediata autorevolezza, tentano, altresì, di nascondere le ombre spiazzanti delle profonde fragilità e delle paure che si agitano nel suo cuore. I cambiamenti venuti col superamento del concorso – fallito in altre due occasioni – sono un’opportunità irrinunciabile per lei: una sfida di fronte alla quale non intende soccombere.
Non ancora del tutto a proprio agio nel nuovo ruolo, dopo essere stata per anni spalla del Commissario Ettore Benussi della Mobile di Trieste, Elettra si trova a fronteggiare, oltre alle evidenti complicazioni dell’incarico di estrema responsabilità che ora riveste, la diffidenza e l’inaccettabile – ma purtroppo connaturato – atteggiamento di un mondo maschilista come quello della polizia e a ciò si aggiunge tutta una serie di grovigli emotivi legati alle sue vicende personali: la vita privata del neo-commissario subirà scossoni non indifferenti, metterà a dura prova le sue certezze e colpirà duro, costringendola a rivedere il suo modo di vivere le relazioni, portandola a ridefinire il proprio concetto di indipendenza e a gestire le ombre di un universo emozionale troppo vulnerabile e che, prima o poi, dovrà essere messo in discussione. Ma i cambiamenti per la protagonista non rappresenteranno un taglio netto con la precedente parentesi personale e lavorativa: alcuni conti non sono chiusi – non del tutto – e la lontananza non è in grado di spezzare i legami affettivi; forse è necessaria una nuova maturità e una opportuna disposizione a liberarsi dalle proprie corazze.
Sangue del mio sangue – primo episodio di una nuova serie con cui Roberta De Falco esordisce in casa Piemme – si rivela un gioco infido e assolutamente intrigante: il caso che Elettra Morin sta tentando di risolvere nasconde verità insospettabili e si anima di suggestioni irresistibili e ferali. L’indagine la porterà, grazie al suo infallibile intuito e a qualche decisione non esattamente ortodossa, a districare una matassa oltremodo ingarbugliata, facendo luce su una gamma di conflitti familiari ancora irrisolti, di ricordi laceranti, di menzogne, di risentimenti e segreti custoditi da un passato che ha la memoria lunga.
Roberta De Falco sa come giocare con l’estrema versatilità del genere giallo, modellandolo come creta e declinandolo in funzione di un’esigenza non nuova ai suoi libri, nei quali, a fianco di un’indagine prettamente poliziesca, la scena è dominata da un’investigazione più complessa e controversa, le cui prerogative rispondono alla necessità di addentrarsi nel territorio mutevole e disordinato dell’animo umano: i timori, le tare, i sentimenti e le piaghe lasciate da una vita che non fa sconti pretendono di calcare la scena e rifiutano di farlo da semplici comparse, rivendicando, senza se e senza ma, un ruolo di primo piano. E, insieme a questi, è il sangue a marchiare, in modo indelebile, le pagine di questa storia: il sangue, sì, lasciato scorrere dalle storture morali, da una malvagità delittuosa che non teme di sottrarre la vita e di fare del male, ma anche, e soprattutto, il sangue che gronda dal cuore, il sangue dei legami familiari, del vincolo invisibile – talvolta onorato e più spesso disatteso – che imbriglia le esistenze. E fulcro essenziale di questa rappresentazione è il rapporto con la figura paterna, con le figure paterne tratteggiate dall’autrice, tutte capaci di consegnarci una visione quantomai fedele di quelle deformità connesse ai mutamenti sociali e individuali che investono i legami di coppia e quelli genitore-figlio. Sangue del mio sangue si lascia percorrere dagli errori commessi all’interno dei rapporti interpersonali, facendo trasparire la molteplicità dei sentimenti che nascono da essi – amore, odio, stima, rancore – facendosi pungolo di riflessione ed evidenziando quanto determinate dinamiche possano alterare il delicato meccanismo di formazione delle coscienze.
Sangue del mio sangue – Roberta De Falco
Mariella Barretta