Puzzle – Franck Thilliez



Franck Thilliez
Puzzle
Fazi
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Franck Thilliez è uno dei più famosi autori di thriller francesi, che insieme a Jérôme Loubry prosegue la gloriosa tradizione di Grangé, un nome cult per gli amanti di questo genere. Puzzle è il quarto romanzo tradotto (ottimamente) e pubblicato dalla Fazi. Come nelle opere precedenti, a partire da Il manoscritto, lo scrittore persegue, su un fil rouge comune, il tema della vulnerabilità della memoria e dell’io frantumato, che conduce il lettore in trame labirintiche, in cui realtà e illusione tendono a confondersi. Anche in Puzzle, la storia di Lucas Chardon, ricoverato in un ospedale psichiatrico dopo aver massacrato in un rifugio alpino otto persone, si incrocia e si intreccia con la storia del giovane Ilan Dieduset, appassionato di giochi di ruolo e partecipante a Paranoia, un misterioso e ambiguo gioco di ruolo che lo condurrà, insieme alla sua ex ragazza e ad altri giocatori, in un inquietante ex ospedale psichiatrico sperduto sulle montagne sopra Grenoble.

Il tema del gioco, a cui si partecipa utilizzando uno pseudonimo e in cui tutto è finzione, conduce il lettore in un viaggio allucinatorio, nel quale insieme ai concorrenti faticherà a distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, fino a smarrirsi nei meandri dell’ex ospedale psichiatrico di Swannesong (e non è un caso il proustiano Swann nel nome), teatro della gara di Paranoia. 

Altro tema portante del romanzo è quello della memoria, della fragilità dei ricordi, che spesso il nostro io tende a deformare per preservare la propria integrità e non scivolare nell’angoscia di una realtà irredimibile.

Thilliez sceglie un registro colto per Puzzle, giocando con i richiami a personaggi simbolici del ‘viaggio’ di Ilan: la guida dei giocatori è Virgil Hadès, un nome che inevitabilmente ci conduce al viaggio di Dante nell’Inferno della Divina Commedia, in cui Virgilio è il maestro che lo conduce dalla selva oscura sino nel profondo della voragine infernale, per risalire poi verso l’isola del Purgatorio. Ade è il nome con cui gli antichi indicavano gli inferi e il dio di quel luogo. Inoltre, nell’Eneide di Virgilio, il protagonista scende nell’Ade per conoscere il suo destino futuro e riesce a tornare indietro. Ma sono molti i rimandi simbolici, come Béatrice Portinari, personaggio misterioso in cui Ilan si imbatte, il Minotauro, i nove cerchi della pianta dell’ospedale psichiatrico, la scala di Giacobbe e altri che lasciamo alla curiosità del lettore scoprire. Come quello di Dante, anche il viaggio di Ilan è un tragitto tragico e doloroso verso la redenzione o almeno la speranza di essa.

La prima metà del libro, in particolare, trascina il lettore in una malia di curiosità e angoscia che lo inchioda alla pagina ( e alla sedia) in una spirale di paura e smarrimento. La seconda richiama un classico come Dieci piccoli indiani, ma diverso sarà l’epilogo finale. Una curiosità: all’inizio di ogni capitolo è disegnato un tassello di un puzzle. Se si collocheranno tutti insieme avremo la soluzione finale dell’enigma. 

Donatella Brusati

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