In Linea di sangue, quinto romanzo di Angela Marsons con protagonista sempre la detective Kim Stone, troviamo una linea di sangue che unisce fra loro vittime davvero diverse. La prima è un’assistente sociale, trovata uccisa nella sua auto di lusso, la seconda una giovane ragazza tossicodipendente trovata in un bosco. In seguito si aggiunge un omicidio avvenuto alcuni mesi prima, e questa volta si tratta di un bambino ucciso durante una gita scolastica. Ma se le vittime sono così diverse tra loro, come è possibile che sia lo stesso assassino e quale può essere il motivo di questi omicidi? Kim Stone è convinta che il colpevole sia lo stesso per il modus operandi, una coltellata netta, decisa, senza tentennamenti, quasi una firma. Oltre a questa certezza, c’è il buio assoluto nelle ricerche.
Aiutata dalla sua squadra, in primis da Bryant e Dawson, la detective indaga sulla vita presente e passata delle vittime per trovare qualche collegamento fra loro, ma nonostante l’impegno non si trova alcun elemento in comune. Mentre aumentano le perplessità e il tempo scorre, Kim Stone si trova a dover affrontare due fantasmi in carne e ossa, che provengono dal suo passato: uno recente, la psichiatra psicopatica Alexandra Thorne, che lei stessa ha fatto arrestare e che si trova ancora in carcere; uno del lontano passato, la madre, rinchiusa da 28 anni in una clinica psichiatrica. Questi due personaggi consentono ad Angela Marsons di raccontarci ancora meglio il forte legame che Kim aveva con il fratellino Mickey, e l’odio per la madre che ne ha provocato la morte.
Per chi volesse sapere come e quando la psichiatra Alexandra Thorne è entrata nella vita di Kim Stone, può andare a leggersi (o rileggersi) il secondo romanzo della serie “Il gioco del male”, sebbene “Linea di sangue” possa essere letto anche da chi si accosta per la prima volta ai libri di Angela Marsons (e sono certa che poi andrà a leggere anche tutti i precedenti, perché l’autrice è bravissima e genera addiction ai suoi thriller!). Il problema veramente grave per Kim è che Alexandra Thorne vuole rientrare nella sua vita e per farlo si serve proprio della madre della detective, che potrebbe essere ritornare in libertà per buona condotta.
L’autrice è abile nel mostrarci come le ferite del passato non possono mai essere completamente chiuse, anche se sono sepolte in noi. E nello stesso tempo non ha remore nel creare due personaggi tanto sgradevoli quanto verosimili: Alex Thorne, una psichiatra folle e sadica che manipola i suoi pazienti per i suoi fini, e la madre di Kim, una donna schizofrenica e crudele che tortura e uccide il proprio figlio. Kim Stone qui deve combattere da sola la sua battaglia contro queste due nemiche, coalizzate contro di lei. Ma continua a indagare caparbiamente sui delitti anche quando la sua vita è in pericolo.
Il caso, grazie anche all’aiuto della squadra di Kim Stone, viene risolto, e con un colpo di scena che vi lascerà davvero a bocca aperta. In quanto alle due donne terribili del suo passato, ho l’impressione che siano state neutralizzate solo temporaneamente dalla detective. L’unica certezza è che appena si finisce di leggere un thriller di Angela Marsons, si comincia ad attendere che esca il successivo, perché la spigolosa e solitaria Kim Stone è ormai diventata una beniamina delle lettrici e dei lettori anche in Italia.