La giovane editoria: Martino Ferrario di CasaSirio

12316218_10153300946867081_4516659531377125084_nHo avuto il piacere di leggere di recente e recensire, sempre per MilanoNera, il bel romanzo di Sirio Lubreto Il primo giorno della tartaruga, edito da CasaSirio, giovane casa editrice composta da un team altrettanto giovane. Oggi invece parlo proprio di CasaSirio e lo faccio intervistandone uno dei fondatori, Martino Ferrario.

Martino, partiamo da te. Chi è Martino Ferrario?
Ciao Gian Luca, e grazie! Inizio alla grande, alla Zlatan, e parlo di me in terza persona. Martino Ferrario è l’editore di CasaSirio, un grande lettore, un portiere di buon livello (sia di calcio che d’albergo), uno coi capelli da pazzo, i vestiti in technicolor e un tasso di tamarraggine più alto della media. Un braf bagaj insomma, o almeno questo direbbero dalle mie parti, in Brianza.

Quando hai deciso di imbarcarti nell’impresa, oggi tutt’altro che facile, di aprire una casa editrice? Qual è stato il percorso che hai seguito per raggiungere questo obiettivo?
Torno alla prima persona che mi sento un po’ a disagio. Abbiamo iniziato a pensare a CasaSirio a inizio 2014 seduti nel dehor di un pub che ora non c’è più (il dehor, non il pub), ci siamo ufficialmente imbarcati in questa follia (probabilmente aiutati dal pub) ad aprile e a dicembre è uscito il primo libro (ovviamente, ma questo non c’era bisogno di dirlo, festeggiando al pub). Il nostro libro più vecchio (Come una foglia al vento di Claudio Metallo, che a gennaio uscirà con un secondo libro) non ha neanche due anni. Siamo un po’ pazzi e un po’ poppanti, ma in ogni caso ci divertiamo un casino.
Il percorso mio e dei miei colleghi si è incrociato alla Scuola Holden, quando era ancora in corso Dante, ed è stato quello il nodo cruciale della nostra preparazione. Due anni a studiare e a mettersi alla prova con i migliori esponenti di questo mestiere in Italia ci ha aperto strade incredibili, strade che con CasaSirio cerchiamo di ripercorrere facendo nostre. Per quanto riguarda i nostri percorsi pre-Holden, sono belli variegati. Io, per esempio, ho mollato l’università a vent’anni per fare il pizzaiolo e giocare al pallone. Intanto però leggevo tanto, forse anche troppo, e sviluppavo quell’amore per i libri che ci ha convinto a lanciarci in questa follia.

Passando a CasaSirio, la vostra casa editrice, mi incuriosisce già il nome. Ha un significato particolare?
Sirio è il mio (nostro) gatto, l’ho incontrato quando aveva otto giorni e mi ero appena trasferito in un minuscolo monolocale torinese. Quando mi sono trasferito nella seconda casa torinese (assieme a Nicoletta, Carolina e, in seguito, Flavia), Sirio mi ha seguito ed è diventato la mascotte della casa (che era un po’ come quella di Aldo in Chiedimi se sono felice: “Gente che entra, gente che esce, la facciamo diventare quello che vogliamo…). Ecco, siccome i nostri amici non volevano fare preferenze sul proprietario di casa, avevano indicato Sirio come riferimento, ribattezzando CasaSirio la nostra casetta. Due anni dopo, quando noi quattro – assieme a Chiara, Jessica e Matteo – abbiamo pensato a CasaSirio, nessun altro nome ci poteva sembrare più adatto.

Qual è la chiave del vostro “fare editoria”? Qual è la vostra linea editoriale?
Facciamo solo libri che vorremmo leggere, di quelli che compreremmo (e leggeremmo) se trovassimo in giro. Ci siamo definiti “Una casa editrice POP” per identificare questo tipo di letteratura: di alta qualità, piacevole e fruibile per ogni tipo di lettore, non ombelicale o autoriferita, bella per le mani e per la testa.

Com’è strutturato il catalogo di CasaSirio?
Abbiamo quattro collane:
– i Pendolari, che sono racconti gratuiti che si possono scaricare dal nostro sito o leggere tramite QR e sono esclusivamente in eBook
– gli Sciamani, che sono le nostre storie di formazione, di crescita, d’amore, di viaggio. Sono libri che fanno sognare e commuovere, ridere e piangere, sono.. vabbè, non dico di più che è meglio leggerli che sentire me che ne parlo.
– i Riottosi, che sono i nostri libri più incazzosi (come Il primo giorno della tartaruga). In una classificazione classifica verrebbero indicati come libri di genere (thriller, noir, etc), noi semplicemente diciamo che hanno un caratteraccio.
– i Morti&Stramorti, la collana nomen-omen, dove riscopriamo autori dimenticati in Italia (E.W. Hornung con il suo meraviglioso Raffles) o proviamo a recuperare degli inediti di grandi scrittori (come l’Autobiografia Burlesca di Mark Twain)

A Febbraio, ma la presenteremo in anteprima a dicembre, partiremo con una collana di varia davvero esplosiva. La annunceremo tra poco, non vedo l’ora.

Che caratteristiche deve avere un manoscritto per attirare la vostra attenzione e sperare di entrare nel vostro catalogo?
Pubblichiamo tanti esordienti, e li abbiamo tutti “pescati” dalla nostra cartella manoscritti. Il filo rosso che li lega (e che quindi, a questo punto, posso dire cerchiamo tra le cose che ci arrivano) è doppio, e cioè che siano fighi e adatti al nostro catalogo, quindi POP (nel senso che spiego sopra)

Cosa significa fare editoria oggi? Quali sono, a tuo avviso, le strategie e gli strumenti che deve utilizzare un editore 2.0?
Il primo vantaggio dell’editore 2.0 è che può lavorare a distanza. Noi lavoriamo da quattro città diverse, ma ci sentiamo (quasi) ogni giorno e operiamo come fossimo gomito a gomito. Il secondo è arrivare più facilmente al lettore (anche se sono in tanti a poterlo fare, e per quello devi emergere con la qualità di quello che pubblichi) e allo scrittore (esordiente e non, gli stranieri che abbiamo acquistato dall’estero li sentiamo sempre su Facebook).
Per quanto riguarda strategie e strumenti, non credo cambi molto dall’editore 1.0. Con fondi maggiori anche sul web ci sono attività maggiori quindi, oggi come ieri, credo che un piccolo editore debba trovare sempre un modo “laterale”, innovativo e magari unico di presentare il proprio lavoro, il resto lo farà la qualità dei libri che pubblica

Immagino che non siano poche le difficoltà che si incontrano nel portare avanti il vostro lavoro. Ce ne vuoi parlare?
Come tutti i lavori ci sono difficoltà e momenti di bassa. In generale però la difficoltà maggiore è “bucare” il mercato, riuscire a far capire ai lettori (e quindi a librai, giornalisti, autori, etc) che i nostri libri hanno qualcosa da dire e che quindi vale la pena leggerli. È un percorso lungo, ma per ora i risultati sono incoraggianti e siamo sicuri che arriveremo ad affermarci.

Che consigli ti sentiresti di dare a dei giovani che, come avete fatto voi, volessero iniziare una simile avventura e aprire una casa editrice?
Io sono curioso come una scimmia, forse pure di più, e credo che questo sia un fattore determinante. Quindi chiedere consigli a tutto e tutti, non lasciare nulla al caso, fare corsi, seguire seminari, informarsi fino allo stremo su tutti gli aspetti che si devono affrontare. Poi lanciarsi, ci sarà da divertirsi.
Ah sì, poi leggere. Tanto, sempre, ovunque. Ma se questo deve essere un consiglio prima di aprire una casa editrice c’è un problema di base.

Che significato hanno un libro e la lettura in generale per te?
Da adolescente non facevo un cazzo dalla mattina alla sera, collezionavo botte, sbronze, denunce, bigiate e strigliate. Però leggevo sempre, persino i cartelli stradali. Ho ricordi annebbiati di me in locali che è meglio lasciar perdere, in piena notte, con una Bulldog o una Tennent’s davanti e il libro in mano, ci sono libri che mi hanno insegnato a parlare e ad atteggiarmi da spesso (e poi, vedi sopra, a farmi corcare di mazzate), so benissimo quale storia mi ha accompagnato nei momenti migliori e peggiori. Vabbè, mò sembro il bauscia che se la mena perché ha fatto questo e quell’altro e meno male che c’erano i libri, ma non è così (l’è minga inscì, direbbe mio nonno). Voglio semplicemente dire che i libri mi accompagnano da sempre, è una delle poche cose di cui non posso fare a meno, nemmeno nelle situazioni di cui sopra.

Quali sono i tre libri che, secondo te, ognuno dovrebbe assolutamente leggere?
Più che dei libri mi piacerebbe consigliare degli autori, quelli che hanno segnato la mia storia da lettore.
Joe R Lansdale, la mia divinità (quando con CasaSirio ho pubblicato e tradotto un suo racconto, seppur non in vendita e per un evento promozionale, e questo mi ha permesso di chiacchierarci, ho pianto per una settimana).
Valerio Massimo Manfredi, che è quanto più diverso da Joe nellla letteratura ma che è al mio fianco da quando ho iniziato consapevolmente a leggere.
Eiichirō Oda perchè, mioddio, quanto è figo One Piece?

Ci sono giovani autori sulla scena editoriale italiana recente che hanno particolarmente attirato la tua attenzione?
Torno in modalità Zlatan che, all’affermazione “solo Dio lo sa”, risponde “Ce l’hai davanti” e consiglio i miei autorini più giovani Diego Barbera e Claudio Metallo. Guardando fuori consiglio di leggere Il drago non si droga del mio amico Walter Lazzarin, è davvero un bel libro!

Quali sono i prossimi obiettivi di CasaSirio e, su un piano più personale, il sogno nel cassetto di Martino Ferrario?
Come CasaSirio ci piacerebbe diventare un piccolo punto di riferimento per la narrativa in Italia (con calma, è ovvio, ma uno mette l’asticella in alto per non fermarsi mai) e in generale per chi cerca il POP in libreria. Come Martino, tra due anni Buffon va in pensione e un pensierino per la maglia numero 1 della Nazionale…

Gian Luca Antonio Lamborizio

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