Ironico, spiazzante, provocante e in alcuni casi quasi irritante. “La donna della mansarda”, l’ultimo lavoro di Davide Longo (Einaudi Editore), mette nuovamente in pista i protagonisti rappresentati da Antonio Arcadipane e Corso Bramard: come sempre alle prese con i propri demoni, come sempre chiusi a doppia mandata in un rapporto fatto di amicizia e rancori ma comunque complementari nel risolvere i casi che una Torino di periferia sottopone passo dopo passo.
Anche ne La donna della mansarda Longo riesce a mescolare i tratti tipici dell’indagine investigativa con quelli di un saggio psicologico in cui proprio il pensiero mai perfettamente lineare dei protagonisti, tutti, rappresenta la traccia da seguire pagina dopo pagina.
In primis compare un mitomane che si fa carico di sette femminicidi pur di incontrare per quattro ore Carlo Lucarelli: un esaltato a caccia di notorietà che però inevitabilmente accende la miccia che porta l’ex commissario Bramard (ormai anche ex insegnante in pensione) a cercare di fare luce sulla scomparsa di un ‘artista che viveva senza incontrare nessuno all’interno della sua mansarda. Una scomparsa che inevitabilmente accende anche la luce su qualche risvolto poco edificante del mondo dell’arte ma che tra un approfondimento storico e l’altro, tra un aiuto tecnologico dell’indispensabile Isa e la capacità di compensarsi e completarsi di Arcadipane e Bramard porteranno i due investigatori alla soluzione finale che in fondo non è altro che la certificazione di come la libertà , nella realtà , non sia altro che l’obiettivo primario di ogni individuo a prescindere dal suo ruolo nella società . Nel mezzo amici e amiche travestiti da squali, fidanzati in cerca di luce riflessa ma anche maniaci che osservano dalla finestra la quotidianità dei vicini fotografandone ogni istante mentre dal passato emergono figure con un rapporto consolidato con la violenza.
Nel lungo viaggio per trovare la soluzione, il lettore seguirà Bramard e Arcadipane nei loro piccoli conflitti quotidiani, quasi ad essere al tempo stesso amico e confidente dei due tifando affinché il litigio non sia mai troppo duro perché in fondo vanno proprio bene così come sono: per entrambi Muriel e Ariel sono forse le ultime opportunità sentimentali, per entrambi le proprie abitazioni trascurate e ridotte al minimo necessario sono la cartina tornasole della scelta di concedersi poco come fosse una forma di autopunizione. Un romanzo che non è solo un giallo ma che, come nei libri di Longo, è anche una discesa nelle varie sfaccettature della psiche umane con tutto quello che ne può conseguire in una città come Torino, per sua natura molto avvezza a tutto ciò che è misterioso.Â