Karma rosso sangue – Jean Christophe Grangé



Jean Christophe Grangé
Karma rosso sangue
Garzanti
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“Tempi duri generano uomini forti, uomini forti generano tempi felici. Tempi felici generano uomini deboli, uomini deboli creano tempi duri”. 

L’antico proverbio che sintetizza la grande ruota dei cicli storici sembra essere la miglior istantanea per descrivere le premesse dai cui ha preso vita l’allora gioventù bruciata, ma non rinnegata, dei nonni di oggi, attori non protagonisti di questo romanzo.

L’irrequietudine della generazione che nel maggio del ‘68 ha messo a ferro e fuoco Parigi, travolgendo il pensiero borghese che l’aveva foraggiata, è in pratica il rovescio della medaglia di quel benessere esploso negli anni Cinquanta costruito sulle macerie della guerra. 

Quei ragazzi del ‘68 hanno deciso di non starsene a guardare seduti  “sulle spalle dei giganti” per essere travolti dalla storia, ma sono scesi direttamente in piazza per issare la bandiera rivoluzionaria al vento del cambiamento.

Erano gli anni del Libretto Rosso di Mao, in America imperversavano le idee di Malcom X e i discorsi di Martin Luther King accendevano nuove speranze, mentre la doccia fredda di quel “mitico” maggio interrompeva la placida sonnolenza della vecchia Europa.

In Francia, Pompidou stentava a trovare la quadra col movimento operaio, e mentre la tempra granitica di De Gaulle vacillava messa alla prova da una nuova idea di libertà, l’estrema destra tentava rigurgiti neofascisti.

La scommessa da cui parte la narrazione di Grangé nel nuovo romanzo “Karma rosso sangue” è proprio questa: la consapevolezza che un frammento così peculiare della nostra più recente storia possa risultare coinvolgente anche a distanza di mezzo secolo, a cinquant’anni dai fatti che incendiarono gli animi dei nonni di oggi.  

Suzanne, Cécile et Nicole sono tre splendide studentesse travolte dalla forza propulsiva della contestazione parigina. Di loro si innamora segretamente Hervé, barricadero alla Gavroche che impugna i sassi contro i “flick” come l’atleti greci impugnavano il discobolo, guadagnandosi il suo meritato quarto d’ora di celebrità. Per ironia della sorte, proprio il suo fratellastro è un “flick” , ex soldato di quella guerra degli orrori in Algeria, infiltratosi tra le fila della Sorbonne per controllarne le derive. 

Quando Hervé scopre  il cadavere orribilmente mutilato di Nicole, delle tre la ragazza più vicina alle correnti orientaleggianti sulla cresta dell’onda, non può dunque che ricorrere all’aiuto del rinnegato fratello poliziotto Jean Luis Mersch. 

I segnali della perversione omicida sono visibili: il corpo della ragazza è stato apparecchiato nel cosiddetto “staging” in modo da creare un effetto scenico raccapricciante. Sospeso da un solo piede, ciondola a testa in giù con la gamba opposta piegata, a disegnare una specie di triangolo. Apparentemente, sembrerebbe rimandare al Dodicesimo Arcano dei Tarocchi, sottendendo un messaggio esoterico. Particolare orrido, il fatto che sia stato interamente sventrato.

La forza della disperazione generata dalla scomparsa in itinere del fratello Hervé guiderà l’intuizione di Mersch a indagare nelle peggiori derive del pensiero yogico, che proprio in quegli anni iniziava a estendere in occidente il suo enorme e tentacolare fascino. 

Dalla “bruillard” che avvolge i lussuosi palazzi sulla Senna, ai colori sgargianti delle rive del Gange, l’indagine si sposta così a ritmo  serrato alla ricerca del più oscuro movente che l’umana ragione possa comprendere.

L’esito finale non è però rassicurante: scoprire che il pensiero cartesiano è tutt’altro che attrezzato per accettare, o anche solo comprendere, un tipo di sapere “animico” che da millenni viaggia parallelo e impermeabile ai nostri argini non può che sradicare il castello delle nostre presunte certezze. 

La deriva è appostata ad aspettare al varco il nostro eroe, dove le porte della percezione sono solo l’autostrada allucinata per i peggiori incubi di una psiche intasata da demoni. 

Se nella visione taoista in ogni metà oscura risiede il germe della luce, di fronte all’assurdità di una morte atroce, tuttavia, non c’è karma che tenga. Nemmeno quello istantaneo di Lennon.

Un romanzo degno dell’enorme talento e della fama del suo autore.

Silvia Alonso

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