Ammetto, da scrittrice storica tradizionale, di essermi trovata almeno all’inizio un po’ spiazzata di fronte a Il sigillo dei Borgia Ma sono andata oltre e ho continuato a leggere l’indovinato artificio dei due fili narrativi paralleli. Comincio dal primo, quasi un saggio, affine alla realtà storica, con lo scenario rinascimentale europeo, a tutti ben noto, con la sue consuete atrocità , fatti di sangue, desiderio di potere, conquiste, intrallazzi, scontri, alleanze incrociate che ruotano attorno al pontificato, a fungere da filo d’Arianna per una carrellata e rivisitazione dell’epopea degli ultimi grandi Borgia (ma qui lasciatemi rammentare il primo indimenticabile papa Borgia, Callisto III che aprì le strade di Roma ai fiumi carsici della famiglia catalana). E ora passo al secondo: un complesso e articolato intrigo romanzesco, una fiction attualizzata e con tutte le carte in regola. E perciò mi piace definire Il sigillo dei Borgia un puzzle storico con una solida cornice solida quadrata a racchiudere la più sfrenata rappresentazione allegorica del male e del vizio, una ballata maledetta dunque, no, meglio quasi una rappresentazione su un palcoscenico di pupi siciliani dove ogni fatto, mossa, possibile aberrazione di protagonisti e comprimari viene vista come reale in una recita che si fa compendio delle peggiori atrocità borgiane e di quelle dei loro alleati o complici. Non si salvano dal male che trasuda neppure i due testimoni protagonisti, il bieco e mascherato Miguel (Michelotto) il boia dei Borgia, l’anima nera di Cesare, costretto a distruggere anche il suo unico affetto impossibile e la ingenua, forse infantile Drusilla condannata a una passione impossibile per il suo signore, amante e carnefice. E tanti altri, nomi famosi e meno: vittime, schiavi consenzienti dell’orrenda etica dei loro padroni: mors tua vita mea. Tra i cattivi emergono con prepotenza un innocente perverso Cesare, quasi invasato dal terribile destino del quale crede di doversi far carico per punizione divina, e lui, Alessandro VI , il papa, l’amante insaziabile, il padre amoroso ma crudele, il sovrano vorace, il dominus sacro che anche da morto trasformato in un mostro di putredine spargerà terrore dalla sua bara. Ma l’era Borgia è tramontata e Roma e il pontificato sentono aria nuova permeata dal pericoloso fumo infernale del nuovo diavolo pronto a salire sulla scena: Giuliano Della Rovere, Giulio II. Ben fatto Mauro, un buon lavoro!
Il sigillo dei Borgia
patrizia debicke