È attorno al tarlo di avere visto qualcosa di strano, il più possibile vicino a una richiesta d’aiuto, che si articola la narrazione del milanese Paolo Pedote. Il prezzo da pagare è stato pubblicato nel dicembre 2022 da Todaro Editore nella collana I Gechi, dedicata a racconti lunghi disponibili soltanto in versione ebook. Pubblicazioni assolutamente ben curate, alla stessa stregua dei cartacei, con la particolarità di presentare testi più “snelli”, da potersi leggere in tempi brevi.
Galeotta fu la seduta dal dentista di Silvio Cattelan, un criminologo residente nel capoluogo lombardo. Per la precisione l’estrazione di un dente cariato, tenutasi in uno studio che ha sede in un palazzo dove un uomo muore, in apparenza per cause naturali. Prima di lasciare l’edificio, con la bocca ricucita dall’amico d’infanzia Giacomino, suo odontoiatra di fiducia, Silvio avverte del trambusto e non può esimersi dall’entrare in un appartamento mentre stanno giungendo i soccorsi. Lo sguardo implorante di chi sta morendo, quasi volesse comunicargli un segreto, è quel che lo perseguiterà per giorni. “Respira veramente con molta fatica, il suo petto si gonfia ogni qual volta la bocca cerca di guadagnare aria. Si volta verso di me e grana gli occhi. Cerca di parlare ma non riesce.”
Qualcosa non quadra a proposito del decesso di Adriano Gualtieri, Silvio ne è certo. Troppi dettagli non combaciano, o meglio, sono in una quantità eccessiva.
Conosciamo così gli altri personaggi: la moglie russa del morto Liliana; la figlia Katia (ma solo di lei); la fidata collaboratrice domestica Maria Suerte; un cameriere filippino che si rivela un osso duro. Ciascuno molto bene caratterizzato, così come altri soggetti che entrano ed escono di scena, fosse anche per qualche battuta soltanto.
Perché il punto di forza de Il prezzo da pagare, al di là della trama ben congegnata, è la narrazione. Lo stile dell’autore, credibile al punto tale da vedere le scene dispiegarsi, possiede una fluidità nei dialoghi che non li rende mai artefatti. L’ironia del criminologo è pacata, ma ricca di similitudini, con picchi esilaranti che si rivelano un piacevole intrattenimento.
Silvio Cattelan è un personaggio complesso, talvolta cinico e disilluso, che però ha al suo attivo un grande carico di umanità. E anche quando si giungerà all’epilogo, si avvertirà la necessità di rivedere il concetto di “male”. Esso non è infatti uguale per tutti, quasi che la relatività della questione si riduca a un fatto di reciprocità. Come un effetto boomerang: quel che si fa, nella vita, poi ritorna. Con gli interessi.
I capitoli non sono numerati, bensì “titolati”. Una sorta di compendio, ad anticiparne il contenuto.
Ci sono due registri narrativi, coi quali si dipana la storia. Lo svolgersi dei fatti, raccontato in terza persona e al passato; il racconto lucido e presente, esplicato direttamente da Silvio Cattelan.
Consiglio la lettura di questo racconto perché l’autore segue le canoniche leggi del giallo, quindi il lettore è incentivato a indagare. Gli indizi ci sono, disseminati nella storia, e nessun spettatore attento potrà chiudere le pagine con un senso di frustrazione.
E ancora, per il modo di scrivere con abilità una vicenda che al suo interno ha già i propri elementi. Quel che non si può prevedere, invece, è che Cattelan si faccia amare. Col suo modo di scavare nelle questioni, egli si rende accattivante e crea dipendenza.