Dimenticare Milano è un noir ricco di tensione e con una trama stratificata e profonda che unisce azione, introspezione e critica sociale, nel più puro stile di De Marco. Inizia nelle acque torbide del Golfo di Guinea, tra mercenari e pirati, per poi portarci subito in una Milano decadente e ambigua. Il romanzo segue le vicende parallele di Marco Tanzi e Luca Betti, due dei tre personaggi che fanno parte della serialità atipica dell’autore. Due uomini spezzati, soffocati dai sensi di colpa, che cercano, ognuno a modo proprio, sia una giustizia che la propria redenzione, un riscatto morale che devono a loro stessi.
Marco Tanzi è un ex poliziotto e un ex investigatore privato, ora contractor su navi mercantili, perso in una vita violenta e solitaria. Quando scopre che suo figlio Lorenzo, abbandonato anni prima e cresciuto da altri, è in coma a seguito di una brutale aggressione, decide di tornare a Milano per cercare la verità e affrontare i fantasmi del passato. Intanto, Luca Betti, commissario di polizia e vecchio amico di Tanzi, è coinvolto in un’operazione non autorizzata che, pur salvando un bambino rapito, ha gravi conseguenze. Messo sotto accusa dai suoi superiori e in preda a un profondo smarrimento personale, Betti si ritrova a dover fare i conti con le sue scelte.
Le vite dei due protagonisti, unite da un solido legame di amicizia e per molti versi simili nei dolori e nei fallimenti, si intrecciano nuovamente sullo sfondo di una città che sembra riflettere le loro ferite interiori: una Milano moderna, affascinante e corrotta, teatro di intrighi internazionali e malaffare. La città non è solo un luogo, uno sfondo, ma un personaggio a sé, con i suoi chiaroscuri, le sue contraddizioni e le sue ferite aperte. In questo senso, il titolo Dimenticare Milano appare come un desiderio di fuga da un luogo che, se da un lato pare avere smarrito la propria umanità, dall’altro li mette faccia a faccia con i loro errori e con i loro sensi di colpa, di inadeguatezza e di incapacità di gestire gli affetti.
Il romanzo affronta temi forti e attuali: la colpa e il desiderio di espiazione, la sottile linea tra giustizia e vendetta, la crisi dell’autorità e il fallimento delle istituzioni. Ma al centro della narrazione c’è anche il legame fragile e lacerante tra padri e figli: Tanzi con un figlio che non conosce, ridotto in fin di vita, e con una figlia che non vede da tanto ma che lo ama profondamente e lo comprende più di quanto lui comprenda se stesso. Amore che si evince dalle lettere che lei gli ha lasciato negli anni durante i quali era scomparso e che intaccano la dura corazza che lui ha cercato di costruirsi attorno. “Salvi tutti ma non salvi mai te stesso” gli scrive. Anche Betti pare sempre più distante dalla propria figlia. Il dolore familiare sembra diventare così specchio di un mondo dove l’identità è spesso costruita sulle proprie macerie e sui propri fallimenti. “Ho passato metà della mia vita a negare la mia natura e l’altra metà a pagarne le conseguenze” dice Tanzi, mentre Betti vede la sua vita di marito e padre fallito come “una serie di cambiamenti o fallimenti improvvisi che poi restano definitivi”.
Lo stile di De Marco è, come sempre diretto, tagliente, cinematografico. Frasi brevi, ritmo serrato, scene di violenza descritte con precisione ma mai compiaciute o esagerate. I dialoghi sono realistici, spesso taglienti, e le parti introspettive, aggiungono spessore psicologico. L’uso della prima persona, in questo, è fondamentale.
Dimenticare Milano è una lettura intensa, capace di catturare con la sua crudezza e la sua lucida introspezione.. Pur con un ritmo altissimo, é un noir che non si limita all’intrattenimento, ma scava nel profondo, interrogando il lettore sul senso della giustizia, della colpa e dell’identità. Un libro consigliato non solo agli appassionati del genere, ma a chiunque cerchi una storia che abbia il coraggio di guardare nell’abisso della contemporaneità e di se stessi. Senza chiudere gli occhi perché il vero coraggio sta anche nell’affrontare i propri errori e i sensi di colpa.