Gabriele torna da una pagaiata nel lago di Sabaudia e trova la famiglia sterminata. E’ l’ennesimo, banale “dramma della follia”, come pensano tutti, la polizia per prima? Insomma, è stato il padre, pacifico magistrato in pensione, che ha sgozzato moglie e figlia per poi spararsi in testa? O in quella villa è successo qualcos’altro? E cos’è il demonio intravisto da Gabiele entrando in casa, poco prima di scivolare nel sangue dei genitori e della sorella? Con l’aiuto di uno psicologo e di una volenterosa scrittrice segnata da un’analoga tragedia, Gabriele riuscirà a scoprire l’agghiacciante realtà.
Un bel giallo teso, scritto benissimo, con una trama avvincente e credibile. L’autore, Graziano Diana, è uno sceneggiatore cinematografico e si vede: sa scrivere i dialoghi, ed è perfetto nelle descrizioni d’ambiente. Le prime quattro pagine sono splendide, la superficie del lago la mattina presto sembra di vederla, il tormentone dell’oroscopo radiofonico che risuona nella casa vuota è memorabile. Forse la parte finale, un po’ troppo pasticciata con l’horror, non soddisfa fino in fondo, poco credibile anche alla luce delle moderne tecniche investigative. O forse le aspettative create dalla prima metà del romanzo sono eccessive e ci sarebbe voluto un libro più complesso e corposo per soddisfarle. Però l’espediente che scioglie l’intreccio e fa scattare l’identificazione del colpevole, per quanto semplice è quasi geniale… Peccato per il prezzo, 15 euro sono tantini per 177 pagine…
