In una Ferrara mai così nebbiosa un giovane fotografo viene travolto da eventi straordinari che hanno come filo conduttore le morti degli operai della ditta Solvay, il palio cittadino(il più antico d’Italia) e una enigmatica fanciulla. Che relazione intercorre fra ciascun elemento? Che ruolo avrà lo sprovveduto protagonista nella risoluzione di questa vicenda dal sapore dolce amaro della lavorazione del CVM e che fa della memoria l’unico strumento di salvezza per la città di Ferrara e per l’Italia stessa?
La risposta a questi interrogativi si trova come sempre tra le righe di denuncia di questo volume che vuole essere un po’ noir e un po’ inchiesta e che, a mio avviso, centra il bersaglio.
Di Michele non è il primo che passa per la strada, e lo si capisce bene leggendo questo libro molto capillare nella documentazione cui fa riferimento, sebbene l’autore non abbia utilizzato materiali prodotti da scoop giornalistici! La narrazione parte un po’ piano, ma il crescendo è ben congeniato e l’effetto shock nel lettore è disarmante.
Il tema, le morti degli operai della Solvay di Ferrara impiegati nella lavorazione del CVM e del PVC, è drammatico e forse ormai caduto un po’ nel dimenticatoio nonostante i recenti fatti di cronaca in merito alle condizioni lavorative della classe operaia. Un plauso in più da attribuire all’autore e all’editore è quello di aver riportato in auge una delle tante nefandezze scoppiateci fra le mani durante il boom economico.
Unica pecca l’aletta di copertina, in cui per descrivere l’opera si rischia di rivelare più del necessario, rovinando la suspence al lettore.
Non leggetela, tirate dritto a pagina 1
Con la faccia di cera
andrea ferrari