Chi di spada ferisce. La nuova indagine di Adriano Panatta
La de-generazione della rabbia.
Torniamo agli anni ’90, quando molti si innamorarono del World Wide Web. Si parlava di informatica ma si sognava una rivoluzione. Sembrava essere prossima la fine dell’influenza dei soliti mandanti occulti ed era facile credere che Davide e Golia fossero qualcosa di più reale di una favoletta biblica.
I Nirvana erano un gruppo che vomitava sul pubblico rabbia e rumore e tentava di sabotare il Sistema dall’interno. Fight Club fu girato con i soldi del Sistema e il volto di Brad Pitt per denunciare la vacuità del Sistema stesso. Finalmente esisteva una fonte alternativa alle informazioni, con qualche clic si poteva scoprire che il mondo era un’altra cosa rispetto alle bugie con cui ci plasmavano a loro immagine e somiglianza. Si setacciava internet per scovare nuove fonti e nella libreria di casa trovavano spazio Noam Chomsky, Arundhati Roy, Naomi Klein e molti altri.
Il web era la nuova Radio Londra contro la propaganda. Eravamo convinti di conoscere i nomi dei mandanti, di avere anche raccolto abbastanza indizi e prove per inchiodare i colpevoli alle loro responsabilità e di essere andati ben oltre alla denuncia di Pier Paolo Pasolini nell’articolo Cos’è questo Golpe? Io so.
La nostra arroganza fu dovuta al fatto che nessuno aveva considerato l’assurdità di identificare la libertà con una rete.
Dovevamo arrabbiarci e agire, anziché stringere le maglie e trasformarci in un vuoto e inutile monologo indignato.
Chi di spada ferisce è il nuovo romanzo di Giorgio Serafini Prosperi edito da NNE Editore.
Si tratta della seconda inchiesta di Adriano Panatta e no, non è il tennista ma un caso di omonimia di “un ex poliziotto, ex vicequestore, ex commissario” costretto all’esilio forzato all’Ufficio Rimborsi Assicurativi del Ministero degli Interni. Dopo aver sconfitto l’obesità e la dipendenza dal cibo con una rigorosa astinenza, decide di praticare lo stesso metodo anche verso un’altra dipendenza, quella nei confronti dell’universo femminile, la vera causa della sua rovina professionale. A questi buoni propositi si aggiunge la necessità di mantenere un basso profilo, soprattutto dopo aver risolto un caso scomodo a scapito di alcuni ex colleghi (Una perfetta geometria, NNE Editore, 2016), ma basta una notizia data al tg della radio per richiamarlo nei panni dell’investigatore. Padre Lorenzo Landolina, amico d’infanzia di Adriano, attivo contro lo sfruttamento sessuale dei minori è accusato di pedofilia.
Questo è l’avvio di un’indagine molto impegnativa per il protagonista. L’incriminazione genera parecchi dubbi sull’innocenza e il passato burrascoso dell’amico, inoltre si svolge nell’ambiente ecclesiastico, non molto incline a trattare con la dovuta trasparenza fatti di tale gravità.
La trama gialla non manca e l’abilita narrativa di Giorgio Serafini Prosperi fanno di Chi di spada ferisce una buona lettura che, questo va detto, non mostra mai l’orrore ma lo svela attraverso l’approfondimento psicologico delle vittime e di tutti coloro che ne sono travolti e non fa di tutta l’erba togata un fascio marcio. Il merito dell’autore è quello di aver ricreato la complessità e le diramazioni di tali crimini dando forma e realtà a quello che in molti sappiamo ma di cui non abbiamo indizi e prove. La mia non è una considerazione gratuita, nel testo viene citato “Cos’è questo Golpe? Io so” di Pier Paolo Pasolini, una presenza che spinge a riflettere su quanto letto e supera a pieni voti il difficile confronto tra verosimile e realtà.
Chi di spada ferisce
Mirko Giacchetti