Alba tragica – Paola Varalli



Paola Varalli
Alba tragica
Todaro
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Le indagini del Bar William
In questa avventura, i Nostri del Borgh di Ortolan saranno alle prese con ben due scomparse, con una vendetta tardiva e con una vecchia conoscenza, il losco Riverito Rito, che è evaso dal carcere e minaccia la tranquillità di molti. 

Paola Varalli ha saputo costruire un romanzo corale composto da personaggi che rimandano alla miglior tradizione della Commedia italiana: l’ingenuo e un po’ sprovveduto Pino, non privo, però, di inaspettati colpi d’ingegno, il virile ed energico Marietto, sempre pronto a buttarsi in avventure e misteri, la solare Edmonda, buttafuori dal cuore d’oro. Anche i personaggi minori rimangono impressi nel cuore del lettore, grazie a un’abile ed efficace caratterizzazione, condita da una sagace ironia che è la cifra della scrittura della Varalli. 

Così nelle sue pagine ci imbattiamo nel portinaio Renato Curaluscio (nomen omen), nella gatta Helvetica Light, nell’infermiera Edera Avvinta e nello spassoso (a sua insaputa) architetto Giovanni Saibene della Rocca. Irresistibili sono anche il Viliam, perso nei suoi sogni d’amore per la maggiorata Ursula Andress, e suo padre Socrate, inventore del Niente, un diabolico liquore da lui creato per punire gli avventori furbetti che alla richiesta del barista di ordinare qualcosa rispondono ‘Niente’. 

Tutte figure delineate con tocco perfetto dall’autrice, che ha costruito amorevolmente ognuno dei personaggi, a cui il lettore si affeziona come fossero amici di vecchia data, e che ha utilizzato per loro, con scrupolo filologico, il verace dialetto meneghino.

L’altra grande protagonista del libro della Varalli è la Milano della fine degli anni ‘80, non la patinata Milano da bere, ma la Milano ruspante e pulsante di laboriosa e autentica umanità di via Paolo Sarpi e via Lomazzo, la Milano del bar con la Cimbali, della ‘bicicletta’ , del jukebox da cui escono le canzoni di Massimo Ranieri e di Celentano. 

Giunti all’ultima riga del libro si finisce col sentire già la nostalgia degli amici del Borgh di Ortolan e di quei caffè con la correzione che ci sarebbe tanto piaciuto berci insieme a loro.

Donatella Brusati

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