Sullo sfondo della Trieste degli anni settanta si svolge questa storia di spie e spioni, più o meno maldestri, che ha tutti gli ingredienti classici del giallo, compresa la splendida femme fatale. Un giornalista un po’ stropicciato dal nome altisonante, Ettore Salassi, che ruba libri quando è nervoso, ne è il protagonista indiscusso e suo malgrado simpatico, nonostante nasconda un vergognoso peccato di gioventù. Si respira la provincia coi suoi umori stantii e il clima ormai obsoleto dei complicati anni settanta in Italia insieme al timore del comunismo. Nelle pieghe della narrazione si fa strada anche la critica alla cosiddetta libera informazione, che, sempre alla ricerca di avvenimenti che facciano notizia, si piega di tanto in tanto ai voleri del potere.
Con uno stile semplice e moderno, sempre vagamente ironico, che si presta ad alleggerire una trama altrimenti piuttosto cupa, Pietro Spirito tratteggia personaggi credibili e ben caratterizzati, talvolta un po’ approssimativi, che entrano man mano a far parte della storia e della nostra vita, portando a compimento la vicenda che s’intrica al punto da citare la Storia, quella vera. Gli ingredienti ci sono tutti, mistero, sesso, amore e morte.
Così, tra servizi segreti molto nostrani, problemi di confine con i comunisti della Jugoslavia di Tito, trafficanti d’armi e giornalisti arrapati che inseguono lo scoop, Pietro Spirito riporta in vita gli anni settanta insieme all’atmosfera di tensione e allarme costante che li pervadevano.
Per amanti del giallo intriso di spionaggio.


