Non c’č niente da fare, ogni libro racchiude in sé un potere, una caratteristica particolare, con cui instaura un rapporto unico e magico coi lettori.
Taccuino di una sbronza di Paolo Roversi non fa eccezione, anzi, il suo potere č quello di riuscire a creare un’atmosfera rilassata e gioviale tra le persone che, per un qualche motivo, ne vengono in contatto.
Se poi ci si trova per caso in una Feltrinelli, si aggiunge un autore simpatico e scherzoso e l’incredibile savoir fare di Luca Crovi, il gioco č fatto.
Quale gioco? Bč una bella presentazione, con un pubblico attento e interessato, spunti interessanti e il sorriso sulle labbra.
In realtŕ non ci vuole molto altro per descrivere la serata di giovedě 11 settembre 2008, quando Paolo Roversi ha presentato, presso le Feltrinelli di Corso Buonos Aires a Milano, il suo ultimo romanzo. L’autore e Luca Crovi hanno infatti imbastito una piacevole chiacchierata, toccando i punti salienti dell’opera, scambiandosi spunti e impressioni che ridurre in un breve report sembrerebbe davvero riduttivo.
La battuta sempre pronta, lo spunto sempre vivo, la provocazione dietro l’angolo, in un continuo rincorrersi di suggestioni e argomenti piů o meno letterari. Questo sono sicura che č quanto percepito dai lettori che hanno assisitito alla serata.
Nessuna noiosa critica letteraria, nessuna presunzione da parte dell’autore, ma solo la voglia di raccontare e di raccontarsi in un volume che si distacca dalla sua precedente produzione e che, con una storia surreale e divertente, ricostruisce gli ultimi 14 anni di vita italiana, che possono essere raccontati “solo attraverso gli occhi di un ubriaco”.
Piů di ogni altra cosa, perň, colpisce un ospite d’eccezione, che, pur non presente fisicamente, per ovvie ragioni, č stato davvero una guest star gradita: Charles Bukowski. Taccuino di una sbronza č infatti un dichiarato omaggio all’autore, da parte di Paolo Roversi che č un suo appassionato lettore e studioso. Il passaggio che piů di ogni altro vale la pena ricordare di questa presentazione č infatti quello in cui Roversi racconta il suo rapporto con il leggendario “Buk”.
“Ho scoperto Bukowski in occasione della maturitŕ, alcuni mesi dopo perň lui č morto”, racconta Roversi. “Quando, perň, ti appassioni molto a un autore e leggi tutte le sue opere, ti sembra poi di conoscerlo cosě bene, che ti verrebbe naturale prendere il telefono e chiamarlo, anche solo per chiedergli come sta e per parlare dei suoi libri. Ecco Taccuino di una sbronza č quella telefonata a Bukowski che non ho mai potuto fare.”
Si parla poi di Milano di giorno e di notte, di birra, di donne, di amicizia e dei tortelli di zucca. Dal pubblico viene chiesto come mai “se si parla di sbronza l’autore sul tavolo ha solo acqua naturale” e a una domanda diretta di Luca Crovi Roversi nega di avere avuto nella vita reale esperienze con le donne simili a quelle raccontate nel romanzo, accompagnando la dichiarazione con un sorriso tra l’imbarazzato e il malizioso.
Cosa resta di questa ora trascorsa in libreria? Una voglia matta di andare a casa e cominciare a leggere il libro, senza dubbio, la leggerezza di aver trascorso una piacevole parentesi sorridente tra i tanti impegni e la voglia di scoprire che “a Milano di notte c’č il mare.”
foto maximemilano