L’orologiaio di Brest – Maurizio de Giovanni



Maurizio de Giovanni
L’orologiaio di Brest
Feltrinelli
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Ci sono storie che non appartengono al passato. Restano sospese nel tempo, come l’impercettibile ticchettio di un orologio.
L’orologiaio di Brest, il nuovo romanzo di Maurizio de Giovanni, nasce da quel ticchettio e da una domanda che attraversa tutta la sua opera: quanto il passato può continuare a dettare il ritmo del presente?
Con questo primo libro per Feltrinelli, de Giovanni costruisce un racconto in cui memoria, colpa e verità si fondono in un intreccio denso e inquietante.
Siamo nell’Italia degli anni Ottanta, in un Paese che crede di essersi lasciato alle spalle la stagione del piombo, ma porta ancora impressi i segni di tradimenti e connivenze. È un’Italia sospesa tra l’illusione del cambiamento e la persistenza dei poteri occulti: il tempo sembra avanzare, ma gli ingranaggi della Storia girano a fatica, quasi fossero arrugginiti.
In questo scenario si muovono Andrea Malchiodi e Vera Coen, due figure a conti fatti complementari e divergenti.
Andrea Malchiodi, professore universitario quarantatreenne, vive tra i corridoi vuoti di un sapere che non lo riconosce più. La carriera spezzata da ingiuste e proditorie accuse, un matrimonio fallito alle spalle, una figlia emotivamente distaccata e una madre in clinica, imprigionata in un suo mondo lontano, hanno fatto di lui un uomo distrutto, preda della malinconia e dei sensi di colpa.
Vera, giornalista precaria e ostinata, incarna la voce della verità che non si arrende mai e, a quarant’anni, lotta ancora contro l’incertezza del futuro e il peso delle rinunce.
Quando lo raggiungerà per svelargli che i loro padri, in qualche modo, sono legati da un fatto di sangue avvenuto quarant’anni prima, il tempo per loro cesserà di essere lineare. Il presente implode, e quanto credevano di sapere su se stessi verrà man mano riposizionato.
Da quell’incontro infatti scaturirà un’indagine che non è soltanto giornalistica o giudiziaria, ma anche esistenziale. Andrea e Vera, fianco a fianco, si addentreranno in un labirinto di archivi secretati, testimonianze spezzate e dossier manipolati, spinti da un bisogno che non è più solo di conoscenza, ma di salvezza.
Ogni passo li avvicinerà a un’ombra: quella dell’“uomo degli ingranaggi”, artigiano di precisione, esperto di meccanismi complessi, scomparso dopo gli anni della lotta armata. Figura enigmatica, simbolo di un tempo in cui la politica si confondeva con la violenza e il potere con la menzogna. Forse manovrato da una forza potente e invisibile? Dalla longa manu di un’entità superiore che orchestra e manipola, cancella prove e riscrive destini? Un potere senza volto che attraversa Paesi, governi, servizi segreti; una mano pronta a inceppare l’orologio della Storia ogni volta che qualcuno tenta di farlo ripartire?
In questo senso, L’orologiaio di Brest non è solo un romanzo di mistero, ma un impervio viaggio nel più profondo e imprevedibile cuore della menzogna italiana.
L’indagine dei due protagonisti si trasformerà presto in una discesa negli abissi della memoria collettiva. Affronteranno ostacoli di ogni genere: piste deviate, documenti spariti, testimoni manipolati. Ma la difficoltà più grande permarrà dentro di loro. Andrea dovrà misurarsi con la possibilità di una colpa paterna; Vera con la tentazione di piegare la verità al dolore. Tra loro nascerà tuttavia un legame fragile, sospeso tra fiducia e sospetto, attrazione e diffidenza, la stessa ambiguità del rapporto tra passato e presente.
Gli anni Ottanta, restituiti da de Giovanni con un rigore storico, sono l’oscuro e appropriato palcoscenico di segreti e illusioni. Nei ministeri impregnati di fumo, nei bar di provincia, nei telegiornali in bianco e nero, si muove un Paese che tenta di dimenticare ma non riesce davvero. È un’Italia dove tutto cambia perché nulla cambi, e in cui il tempo, tema cardine della trama, appare corrotto, come un meccanismo che gira a vuoto.
Quando l’indagine li condurrà oltre i confini, il cerchio sembrerà chiudersi. L’ombra dell’“uomo degli ingranaggi” li porterà fino a Brest, città portuale e ventosa affacciata sull’Atlantico. Possibile che là, tra i moli battuti dalla pioggia, si nasconda il rifugio dell’artigiano meccanico, fuggitivo e depositario di indicibili segreti, forse protetto o forse minacciato dalla stessa entità che governa tanti destini? Ma in quel luogo sospeso tra mare e vento, Andrea e Vera comprenderanno che ogni ingranaggio, anche il più piccolo, è in grado di rivoluzionare il corso degli eventi.
De Giovanni intreccia abilmente introspezione e tensione. La sua prosa, calibrata e precisa, alterna silenzi e rivelazioni, restituendo la misura di una colpa che attraversa le generazioni.
“L’orologiaio di Brest” è un romanzo sociale e intimo insieme: narra la trasmissione del dolore, il peso della verità, la difficoltà di distinguere la giustizia dalla vendetta. I personaggi non cercano solo risposte, ma anche un modo per sopravvivere alla scoperta e andare avanti. Perché certi segreti forse non si cancellano, ma possono trovare un porto dove fermarsi.
Alla fine, resterà ben scandito il riflesso del tempo, non quello degli orologi, ma quello interiore: il battito ostinato della coscienza che continua a ricordare.

Patrizia Debicke

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