L’illusionista



louise welsh
L’illusionista
garzanti
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“Niente è come sembra” riecheggia nella narrazione ben orchestrata di questo romanzo.
La bravura di Louise Welsh, già vincitrice, con il suo primo libro La camera oscura,del “Saltire Book of the Year Award, uno dei premi britannici più prestigiosi, consiste nel concedere al lettore una traccia che fa muovere la sua immaginazione, una scintilla che ha qualcosa di veritiero, sebbene possa apparire mera illusione.
Le città europee di Londra, Berlino e Glasgow, con le loro contraddizioni, accompagnano la figura complessa del protagonista, il prestigiatore William Wilson, nel suo viaggio verso l’ignoto.
Un viaggio nelle viscere dei giochi di prestigio, del cabaret, dell’intrattenimento.
Un viaggio in cui le seducenti figure femminili sono vittime scaltre e leggiadre che fuggono, resistono e cedono al gioco della vita: “l’unica cosa che voglio è vivere mentre sono ancora viva, persino a costo di morire nello sforzo”.
Unica complice per eccellenza una busta, apparentemente innocua, che compare e svanisce come nei migliori trucchi di prestigio.
E con queste premesse ho avuto il piacere di incontrare e di conversare con la scrittrice stessa, in visita nel capoluogo lombardo per qualche giorno.

Il suo parlare inglese in modo pacato e lento, quasi a voler scandire le parole per farle meglio intendere, nonostante la presenza di un interprete preparato, mi ha tranquillizzato e avvicinato ancora di più a lei.

Perché nel suo libro “L’illusionista” il protagonista principale è un uomo?
La scelta non è stata totalmente razionale e voluta. Ho voluto soprattutto raccontare il punto di vista di un uomo, di un prestigiatore, trattando il tema dell’ intrattenimento. L’intrattenimento è costellato dall’uso continuo del corpo femminile, in ogni suo aspetto e il genere maschile la fa da padrone. Mi sono sempre chiesta perché un bambino, deve assistere ad uno spettacolo di magia in cui una donna viene tagliata a metà per suscitare scalpore, perché?

Le donne descritte sono vittime scaltre e acute, perché?
Le donne del mio secondo romanzo sono figure forti, nel descriverle, nel crearle mi sono ispirata ad un film muto Il vaso di Pandora, in cui le donne forti sono distrutte, come se fossero punizioni necessarie….

Niente è come sembra, allora?
Sì, nulla è come sembra, tutto può sembrare ciò che in realtà non è… William,il protagonista, il mago, non ha abbastanza fiducia in se stesso ed è per questo che si lascia sedurre da situazioni ambigue, da personaggi poco affidabili, divenendo vittima lui stesso dell’illusione.

Il romanzo è ambientato in tre città europee: Glasgow, Berlino, Londra. Perché questa scelta?
A Glasgow vivo da 20 anni, un aspetto psicologico ha dettato la mia scelta, è una città scintillante, ma anche una città di bassifondi, una città che può scendere molto in basso… Berlino è stata un’ambientazione logica, è il cuore del cabaret e mi occorreva anche un ambiente esterno dove portare il mio personaggio principale per far proseguire la mia storia. Londra invece è l’ambiente in cui molti scozzesi si recano in cerca di fortuna.

Si definisce una scrittrice di genere o uno scrittrice toutcourt?
Sono contenta di essere definita una scrittrice di genere, anche se a volte non mi ci trovo totalmente. Tuttavia non tollererei mai avere dei limiti, non tollererei che un editore rifiutasse un mio romanzo perché non lo considera il “mio”genere.
Essere scrittori di genere per me significa anche divertirsi, parlare, incontrarsi, andare a bere una birra insieme, mentre gli scrittori di letteratura mi appaiono più seri, più distaccati, un club di elite.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Io mi sento una privilegiata perché lo posso fare. Conduco una vita semplice, non ho figli, vivo in un piccolo appartamento senza pretese, ma non posso dare per scontato che sarà sempre così.

Le chiedo di dirmi in breve qualche cosa che racchiuda il suo modo di essere
Short… voleva che fosse breve. Difficile rispondere. C’è un detto scozzese che recita: a Dio piace chi si sforza, io mi sforzo molto, sebbene non penso che Dio mi ami sempre.

E con una schietta risata ed un umorismo degno di una scozzese Doc, mi congedo da lei, soddisfatta e ansiosa di leggere il suo prossimo romanzo.

claudia caramaschi

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