Libri per ragazzi: Delitto ad alta quota – Daniela Morelli


Daniela Morelli
Delitto ad alta quota
Piemme

Una gita scolastica in montagna di liceali, con gl’insegnanti praticamente assenti dagli avvenimenti (e che avvenimenti!): è il primo segnale di un mondo adolescenziale che ha chiuso le porte a quello adulto, anche se i tradizionali rapporti continuano, malgrado crepe nascoste. Ermia la più bella, ricca e invidiata (padre chirurgo di fama, madre conduttrice tv di successo) scende per la pista più pericolosa e vietata (ma cartello e sbarramenti sono stati cambiati; da chi?) e finisce in un burrone e poi in coma per mesi. Compagni/e vanno a trovarla, le parlano, raccontano, confessano. Lei sente? Capisce? Non parla. Il lettore mette insieme brandelli di verità parziale. Fa la stessa cosa, interrogandoli/e, il commissario Lorusso, tanto ottuso in apparenza con quel suo capoccione, quanto acuto, testardo e comprensivo (in ogni senso).

Gli autori dello scherzo (o complotto?) formano una scheggia di quel mondo giovanile (e di umanità) da esplorare in profondità. Ron (Auberon) è “il bastardo”, figlio illegittimo di una montanara povera morta per overdose, che ora vive con zia tirchia, gran manipolatore. Dario, figlio della portinaia, un genio, ragazzo prodigio, ma sentimentalmente fragile. Elena, la più intelligente e studiosa, destinata alla Normale, adottata in Moldova e con patrigno “nazi”, che si sente inferiore rispetto alla “divina” Ermia, con la quale ha però giurato un patto di fedeltà insieme a Paq (Pasqualina), figlia di un familismo amorale fatto di business opachi, vendere pizze e fregare tasse, mentre lei fa piccoli affari con alcol e fumo. Sandro, moroso di Ermia, con cui ha litigato per una debolezza o sciocchezza. Tati, musicista che cantando distilla emozioni e amore in Paq, che rifiuta il tu e il voi e si considera “loro”, plurale.

Insomma, un grande intrigo di gelosie, segreti, tradimenti, viltà, fragilità e arroganza entro una struttura narrativa che alterna le voci e i tempi e richiede al lettore molta attenzione a dettagli e sfumature. L’omertà del gruppo si scontra con la strategia di saltafossi del commissario. L’aveva detto da subito Ron: “La verità salta sempre fuori dopo, e ti lascia di sasso”. “Banalmente: invidia” ammette un personaggio.
Da 12 anni

   

Fernando Rotondo

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