Vi presento il fenomeno Lars Kepler: Alexander e Alexandra, arrivati freschi freschi (-40, quasi congelati) dalla Svezia: Alexander Ahndoril famoso per il suo The Director, romanzo biografia su Ingmar Bergman e la moglie, Alexandra Coehlo Ahndoril, anche lei con un carniere di rispetto a cominciare da Star Castle su Tycho Brahe. Non un esordiente, ma due professionisti conosciuti su piano internazionale.
Giovani e simpatici, come un Giano bifronte hanno impostato un thriller psicologico, un noir di straordinaria ambientazione nordica prenatalizia. Ciò che sembra non è, mentre invece quanto Erik Maria Bark l’ipnotista ha intuito è vero.
Il loro aereo aveva due ore di ritardo. Il tempo stringe. Un saluto educato e comincio chiedendo: Millenium e i suoi personaggi con i parallelismi con Pippi Calzelunghe sembrano lontani mille miglia. C’è qualche scrittore al quale vi piace far riferimento?
A tanti, ma Stieg Larsson oggi conta molto. La nostra idea era un romanzo poliziesco che si muovesse come un film e Larsson, rivoluzionando modo e ritmo di scrivere un thriller, ha influenzato anche noi. Poi Alexander dice ridendo: ma Astrid Lindgren resta un mito nazionale.
Tycho Brahe emerge dallo pseudonimo di Lars Kepler. È stato scelto da Alexandra?
Lo credevo ovvio, nossignore! Lars è stato scelto da Alexandra (omaggio a Larsson?) e Kepler da Alexander…
È possibile che scrivere in coppia abbia incoraggiato il percorso binario, la biforcazione obbligata, quasi paradossale dell’indagine. Come procedete quando lavorate insieme? Vi dividete i personaggi? I capitoli?
Nessuna vera divisione. Pianifichiamo un percorso, due storie in parallelo e via! Una riga dopo l’altra, come un unico autore, continuando a scambiarci e ognuno interviene nel testo dell’altro. Succede che Alexandra cominci un capitolo e io lo finisca. O che Alexander sia in difficoltà e passi il timone. Moltissimi mail tra noi e accumuliamo cassetti di appunti per future storie.
La Svezia ha accolto molti emigranti, anche Alexandra ha radici portoghesi. Da dove viene la famiglia del vice commissario Linna? E perchè Linna parla con accento finlandese?
La famiglia di Linna è di origine finlandese e in casa, per abitudine, hanno continuato a usare la lingua. Gli abbiamo mantenuto il suo accento. È melodioso, piace ed è rassicurante…
Perchè Joona Linna va a guardare la corona da sposa lappone nel Nordiska Museet?
Questo è un mistero che sveleremo nelle prossime storie.
Qualche notizia su Joona Linna?
Il cognome è un tributo all’autore finlandese, Veino Linna, mentre il nome Joona riporta al mito di Giona e, come il profeta che fu inghiottito dalla balena, il poliziotto Joona Linna viene inghiottito dal dramma dei Bark.
Prima di leggere le vostre biografie, i termini medici nell’Ipnotista facevano pensare a un’esperienza diretta. E invece… Qualche influenza della trasmissione TV di gran successo in Svezia, Backtrack Sweden, nella scelta di un ipnotista per il primo comprimario di Linna?
No, l’ispirazione ci viene dal cinema, dall’Hypnotist giapponese. Ma quanto si dice sull’ipnosi è accuratamente documentato. In Svezia i dentisti la usano spesso con i loro pazienti e ha scopi medici importanti a patto di non varcare i limiti. Anche Freud diceva: ci sono parti dell’inconscio che forse è meglio che restino nascoste.
Qualche anticipo sui prossimi romanzi?
L’ipnotista è il primo romanzo di una serie di otto. Otto come le punte di una corona. Ogni volta saranno storie e situazioni con coprotagonisti diversi e piano piano scopriremo Linna. Per ora basta sapere che è cocciuto, gli piace avere sempre ragione e non ama le armi.
Chiudo in attacco.
Linguaggio serrato, velocità, azione. Tutto in 16 giorni. La scelta del presente è azzeccata. È voluta per costringere il lettore a entrare nella trama? Farlo sentire la famosa mosca?
…che segue l’azione. Senz’altro! Anche se qualche volta i personaggi sfuggono alla nostra guida e si fanno largo da soli.