Gian Mauro Costa è nato e vive a Palermo, dove lavora. Giornalista de «L’Ora» e adesso della Rai, ha pubblicato con Sellerio Yesterday (2001), Il libro di legno (finalista al Premio Scerbanenco 2010), primo romanzo con protagonista Enzo Baiamonte, cui sono seguiti Festa di piazza (2012) e L’ultima scommessa (2014).
Da pochi giorni è uscito il suo nuovo romanzo, Stella o croce che ci regala una nuova protagonista.
Angela Mazzola, il nuovo personaggio protagonista di Stella o Croce ha fatto la sua prima apparizione nella recente raccolta Un anno in giallo della Sellerio.
È nato prima il racconto o il romanzo?
È nato prima il romanzo. E da una costruttiva “provocazione” dell’editore. Quando gli ho esposto la trama di “Stella e croce”, mi ha proposto di provare ad affidare il caso a un nuovo personaggio. E mi è subito piaciuta l’idea. Angela ce l’avevo comunque da tempo in testa. Fatto il romanzo, è stato naturale per l’editore, per l’antologia di fine anno, decidere di dare spazio al debutto della nuova protagonista.
Dopo Enzo Baiamonte, cinquantenne radiotecnico che ha sempre sognato di fare l’investigatore, ecco Angela Mazzola, una giovane poliziotta all’inizio della sua carriera.
Quali sono state le difficoltà maggiori incontrate nel tratteggiare questo nuovo personaggio?
La maggiore difficoltà, o meglio la maggiore preoccupazione, era quella di non riuscire a essere credibile nel parlare, anche se in terza persona, di una figura femminile, della sua psicologia, della sua sessualità. Per il resto, mai come in questo caso, la scrittura mi è sgorgata scorrevole e semplice, anche nel tratteggiare i personaggi di secondo piano. Mi sono particolarmente divertito.
Angela, nonostante appartenga alle forze dell’ordine, svolge un’indagine non autorizzata, ai margini delle regole e delle procedure. Perché questa scelta?
Ha qualche riferimento alla dedica iniziale del libro “….a tutti gli amici cani sciolti nel mondo” ?
Sono nelle mie corde personaggi non realizzati, non gerarchicamente inseriti nella scala sociale. Uomini o donne, quindi, che devono farsi strada, crescere, ma senza la spinta dell’arrivismo, della competizione, ma con il fuoco di una loro passione, di una loro scelta etica che, è inevitabile, non può coincidere con le regole sancite o con il conformismo delle procedure. Angela, insomma, ha uno spirito ribelle anche dentro un’istituzione come la polizia. Ma è una ribellione gentile, che cerca una verità più “giusta”, altruista. Come i tanti miei amici “cani sciolti”.
Palermo accetterebbe di non essere protagonista ma un semplice sfondo?
Anche da semplice sfondo, Palermo si conquista con forza un ruolo da protagonista. Mi è inevitabile raccontarla addentrandomi nei suoi luoghi meno conosciuti, nei suoi colori e odori meno da cartolina ma più significativi, almeno per me.
Quella che traspare è una Palermo con più anime: quella antica che profuma di forni, farina e pasta di mandorle, di vicoli con banchi del pesce, poi quella più moderna, fatta di locali alla moda e di croceristi a spasso e, infine, la sua anima più nera, la mafia…
Palermo è una città dove convivono contraddizioni e ossimori: è questo il suo grande inimitabile fascino. Le rovine e i palazzoni del sacco edilizio, le bellezze monumentali e artistiche e un indomabile degrado. È metropoli e paese, capitale e periferia. È un plot naturale formidabile: qualsiasi storia vi può essere ospitata. E soprattutto è un territorio antropologico ricchissimo e variegato. L’anima nera, quella della mafia, ad esempio, la si rintraccia a volte, più che nei grandi eventi criminali, negli spiccioli della vita quotidiana.
Hai fatto di Ettore Macaione, il poliziotto che lavora con Angela, la memoria storica, la vecchia guardia e la nuova leva.
Ci sono parecchi riferimenti a fatti di cronaca del recente passato, quanto è importante non dimenticare?
Mi è spontaneo riferirmi a fatti di cronaca recenti o passati: è la mia formazione giornalistica a guidarmi nella scrittura. E dalla cronaca vengono gli spunti iniziali, anche se ovviamente adattati alle necessità di una trama narrativa. Una cronaca fatta pure di episodi all’apparenza minuscoli ma non per questo meno edificanti. La memoria, quindi, è fondamentale se non si limita al ricordo passivo ma alla possibile comprensione di ciò che è avvenuto. Al suo come e al suo perché.
In un passo del libro affermi che sembra che la mafia abbia concentrato su di sé tutte le abilità e le attenzioni della polizia la quale pare quindi quasi impreparata a gestire casi di criminalità “normale”.
La polizia italiana, e quella siciliana in particolare, ha raggiunto livelli di professionalità straordinari, riconosciuti in tutto il mondo, sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata. È inevitabile che per ragioni di organico e di priorità sociale i delitti cosiddetti “normali”, soprattutto se non risolti nel giro di poche ore, possano restare irrisolti. Anche perché, in quei casi, è difficile trovare a distanza di tempo dei “pentiti”.
Sbaglio se dico che nelle pagine del libro si respira molta aria di libertà? Voglia di essere liberi da regole,convenzioni, limiti imposti anche da una malattia. Voglia di essere amati per come si è, o per come si è diventati.
La mia formazione culturale e politica è libertaria. Anche i miei personaggi non possono che respirare la stessa aria. O pensare e agire in modo da poterla respirare, almeno nella propria sfera personale.
Nel libro c’è molta musica, è la stessa che ascolti tu?
Scrivo sempre accompagnato da una colonna sonora, e la inserisco con naturalezza nella trama. Amo ascoltare blues, jazz e rock. Non sempre le esigenze narrative mi permettono di dare queste stesse predilezioni ai miei personaggi. Con Angela però mi ci sono molto avvicinato. Le ho attribuito, ad esempio, la folgorante scoperta di Beth Hart. Bé, in questo periodo, è la mia artista più gettonata.
Ho trovato molto simpatica la tua definizione di “uomo Bublè” e “uomo Boss”.
Hai anche una definizione per i tipi di donne?
In un altro mio romanzo c’era anche un “uomo Denim”… Stavolta mi sono rifatto a stereotipi musicali. A pensarci, comunque, hai ragione. Non mi è facile trovare definizioni per le donne. Forse perché sono meno imprigionabili nella gabbia di un’etichetta.
Angela nel libro legge ” La vera storia del capitano Long John Silver ” di Larsson, perché hai scelto di citare proprio questo libro?
Oltre a essere un bellissimo libro, quello di Larson racconta una vicenda tra realtà e fantasia, durezza e poesia, rappresenta personaggi rudi ma a loro modo giusti. Tutti ingredienti che secondo me potevano colpire una personalità come quella di Angela.
Sarà mai possibile un ” mondo di poliziotti e pirati ma senza mafiosi”?
Tutte le utopie non devono essere per forza possibili ma rappresentare una direzione ideale cui far riferimento nella propria vita. Angela, di per sé, è già sbirra e pirata assieme.
Puoi definirmi meglio la “distrazione attiva” dei palermitani?
L’insidia culturale non è soltanto quella della collusione e della collaborazione con i malaffari e la criminalità organizzata. Ma anche quella di un atteggiamento “attivo” di non intervento, di lassismo, di incapacità di credere a una buona riuscita di un virtuoso circuito di convivenza civile e democratica.
Stella o croce sarà il primo di una serie? Tornerà anche Baiamonte?
Sì, sto già lavorando a un nuovo romanzo con Angela Mazzola. Baiamonte è però sempre nel mio cuore. Tornerà di sicuro.
Milanonera ringrazia Gian Mauro Costa per la disponibilità.