Esistono due motivi per leggere un libro: uno perché vi piace, e l’altro, che potrete vantarvi di averlo letto. Non l’ho detto io, ma Bertrand Russell, e sono d’accordo. Il pozzo dei desideri mi è piaciuto e posso anche vantarmi di averlo letto. Non è per la cover disegnata da Gipi e neppure perché questo libro inaugura la nuova collana Verdenero di romanzi inediti su temi ambientali e sociali, ma è semplicemente perché è un documento prezioso.
E’ la prova che la narrativa spesso può anticipare e prepararci ai cambiamenti, la prova che può contribuire alla formazione di una coscienza necessaria per tentare di evitare la crisi che ci aspetta. E sto parlando della crisi petrolifera: perché il dato di fatto, che tutti sottovalutiamo, è che il petrolio è una fonte di energia non rinnovabile e prima o poi dovremo imparare a farne a meno.
Sabina Morandi sa bene come stanno le cose nel mondo del petrolio: giornalista free lance, ha condotto per cinque anni inchieste e reportage nelle aree petrolifere e sempre di petrolio aveva scritto nel 2005 nel thriller ecologico Petrolio in paradiso, ma questo romanzo, si può considerare come “una versione narrativa di tante cose che gli esperti hanno spesso descritto in forme meno facilmente leggibili”, come ha scritto nella postfazione Ugo Bardi, Presidente dell’Associazione per lo studio del picco del petrolio e del gas.
Cinque anni di frequentazione del settore petrolifero che le hanno permesso di conoscere le persone, i punti di vista e le situazioni riassunte in questo libro, che è insieme una storia d’amore e di denuncia, di realtà e di profezia, di militanza e di passione. Come quella che nasce tra Adriano Arceri, presidente di una grande compagnia, e Mara Tramel, “giovane donna sola, spaventata e ferita, ma anche seriamente determinata a sopravvivere e, quindi, decisamente pericolosa”, ex militare dei corpi speciali convertitasi all’ambientalismo e ora eco mercenaria, infiltrata fra i petrolieri per un’operazione di spionaggio.
Seppur schierati su fronti opposti, Mara e Adriano si assomigliano e si sfidano sullo sfondo della spaventosa overdose di realtà intrisa d’ingiustizia, dolore, paura e morte che accomuna l’Arabia Saudita all’Equador, l’Alaska al Kazakistan, Wall Street alle baracche dei lavoratori nei giacimenti.
Un romanzo delicato e, al contempo, spietato e accurato come un reportage giornalistico. Seguite il consiglio della Morandi: provate a cercare i nomi di qualche località menzionata nel romanzo, rimarrete esterefatti.