L’aspetto indubbiamente più interessante dell’ultimo romanzo di Rachel Caine è il fatto che la storia principale, e il mistero che ne è alla base, vengono svelati con calma, un pezzo alla volta: man mano che il libro avanza, il lettore scopre nuovi dettagli sull’evento catartico su cui il libro è incentrato (introdotto con un prologo fulminante e degno di nota), e questo crea un’atmosfera di tensione e di inquietudine che pervade tutta l’opera, perlomeno fino a quando l’enigma viene risolto.
Ma se questa è la forza de Il mistero della casa sul lago, in quanto è grazie a questa intuizione che l’autrice tiene attaccato il lettore dalla prima all’ultima pagina, allo stesso tempo ne è anche il punto debole: la Caine infatti riempie i vuoti tra una rivelazione e l’altra con lungaggini forse evitabili, specialmente quando descrive le paranoie della protagonista e il suo rapporto con i figli; in alcuni frammenti diventa addirittura ripetitiva, al punto che il lettore viene colto da una sensazione di déjà-vu.
Il mistero della casa sul lago resta quindi un thriller nella media, con una gran bella idea di base, che si sarebbe potuta sviluppare forse meglio, ma che ha comunque il merito di tenere sempre alta l’attenzione del lettore e di non annoiarlo mai. Che è la prima regola di un thriller.
Il mistero della casa sul lago
PierPaolo Labadia