Chi non si ricorda del «gioco della torre» alzi la mano! Quante volte, per scherzo o per trascorrere una serata tra amici, abbiamo giocato a immaginare di essere su di una torre, di avere poco spazio e di dover gettare giù una persona tra le due indicate? La decisione era sempre frutto di ripensamenti dettati da simpatia, opportunità , ideologie …e diventava motivo di risate, litigi o discussioni.
Nell’interessante romanzo di Massimo Tivoli ci troviamo di fronte a una situazione analoga. Il carnefice, di cui fino all’ultimo non scopriamo il volto, mette le vittime nella condizione di dover effettuare una terribile scelta.
L’atmosfera cupa e il ritmo incalzante, gli indizi disseminati un po’ ovunque ma abilmente confusi, rendono la lettura appassionante.
Gianni Lovita, ispettore di stanza a L’Aquila, deve fronteggiare un caso …forse meglio dire più casi, che coinvolgono la città ma, soprattutto, lui.
Innanzitutto, si trova a dover gestire Pia, la sorella autistica, con la quale ha perso ogni contatto ma che, alla morte della madre, non ha altri punti di riferimento che lui, l’unico fratello; poi la sua vita sentimentale, complessa e non priva di difficoltà ; quindi, i suoi ricordi legati ai rapporti, non sempre lineari, con il padre; infine, i delitti su cui è chiamato a lavorare.
L’assassino, o meglio dire il carnefice-perché questo è per le sue vittime-sceglie i suoi obiettivi in maniera precisa e mirata. A essere colpiti sono le famiglie, o i nuclei, o i gruppi di persone, che vivono a stretto contatto con la malattia, con la sofferenza e devono fare i conti con una quotidianità spesso di difficile gestione.
Dilemma, questo è il suo soprannome, obbliga la vittima a scegliere quale persona salvare e quale lasciare morire. Creando sensi di colpa e aprendo voragini nella coscienza di chi è obbligato a prendere la fatale decisione.
Chi si nasconde dietro la perfida maschera di Dilemma? Un uomo, una donna, un medico, un paramedico, un sadico o una persona che ha subito, a sua volta, una perdita o ha dovuto effettuare una scelta dolorosa, che ha aperto ferite mai rimarginate?
Il PM di turno, che affianca Lovita, è Daniela Colaianni, una donna decisa non priva però di vulnerabilità . In lei tante Daniela ma una sola persona. O meglio: una persona sola che, per quanto si sforzi, si ritrova sempre a lottare contro il silenzio che le ronza in casa; una persona che nasconde dolori e segreti; una persona che può capire il dolore degli altri. Soprattutto quello delle vittime di Dilemma. E i dubbi e le ferite di Gianni Lovita.
L’ispettore, a fatica e cercando di non trascurare alcun aspetto della sua vita, procede nell’indagine, senza mai lasciare da sola Pia, la sorella autistica, incredibilmente lucida e capace di analisi che lo aiutano a leggere le tracce che Dilemma lascia.
Così, passo dopo passo, solo lui, alla fine, riesce a intuire il dramma del carnefice: «La amavi» dice riuscendo a stupire i presenti. Concludendo però: «Ti perdona».
Ed è forse il perdono, nei confronti degli altri ma soprattutto di se stessi, la chiave che permette di cogliere il senso profondo dell’intero romanzo.