I grandi ospiti del Noir In Festival : Laura Lippman – la donna del lago



Laura Lippman
I grandi ospiti del Noir In Festival : Laura Lippman
Bollati Boringhieri
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Domani 9 dicembre alle ore 12.00 nell’ambito del Noir In Festival sui canali social del festival e su MilanoNera , Laura Lippman converserà con Annarita Briganti.
In attesa dell’incontro riproponiamo la nostra recensione a La donna del lago, Bollati Boringhieri.


Baltimora, 1965.
La donna del lago inizia con una voce che racconta la sua storia. È Cleo, una donna di colore, il cui corpo giace nascosto nella fontana gelata del parco. È lei che ci fa incontrare Maddie, la protagonista del romanzo e che con i suoi racconti punteggia la narrazione. Maddie, appartenente a una agiata famiglia ebrea è profondamente insoddisfatta della vita che sta conducendo. Essere una brava moglie e madre, incarnare l’esempio perfetto della donna di casa che la società del tempo impone, non le piace più. Vorrebbe qualcosa di diverso, vorrebbe essere altro. Non sa bene cosa, ma di certo vuole un cambiamento. Radicale. Perché il valore di una donna non dipende dall’uomo che le sta accanto. Decide quindi di riprendere la sua vita in mano, si separa e va a vivere da sola, seguendo il suo sogno di indipendenza e realizzazione. Partecipando alla ricerca di una ragazzina scomparsa, è proprio Maddie a imbattersi nel suo cadavere e questo segna il vero inizio della sua nuova vita. Con caparbia determinazione e un pizzico di incoscienza, Maddie riesce a farsi assumere dal giornale locale. Il caso vuole poi che sia proprio lei a far scoprire il cadavere di Cleo nella fontana. I due omicidi apparentemente molto diversi, una ragazzina bianca e una donna nera di cui nessuno si interessa veramente, hanno però una cosa in comune: Maddie. E lei, nonostante l’indifferenza dimostrata dai suoi capi per l’omicidio di una ragazza di colore dalla dubbia moralità, vuole arrivare in fondo alla storia. Alla verità, anche se non è del tutto chiaro se sia mossa dal desiderio di trovare giustizia per Cleo o dall’ambizione professionale.
Il racconto è costruito in modo particolare. Ogni personaggio che incontriamo si racconta in prima persona e così facendo non solo concorre alla sviluppo della storia e dell’indagine, ma regala un quadro completo della società del tempo, un viaggio nell’America di provincia della metà degli anni ’60. Scopriamo in tal modo come il razzismo fosse ancora ben radicato non solo nella società, ma anche all’interno dei microcosmi delle varie comunità, come quella ebrea descritta dall’autrice. Ci si rende inoltre conto di come la parità, anche di genere, fosse solo una facciata e la segregazione continuasse a esistere, nemmeno tanto nascosta. Tutti i personaggi che incontriamo e che si raccontano vivono una doppia vita: quella reale, intima, piena di sogni irrealizzati e delusioni tenute nascoste e quella fittizia, costruita a beneficio degli altri, raccontata ed esibita. Ma falsa. Tutti, però, sono in cerca del colpo di fortuna che potrebbe dare una svolta alla loro vite. E la menzogna fa parte anche della vita di Maddie, perché Lippman ha costruito una protagonista che non è immune agli stessi vizi e alle debolezze dei comprimari. Pur non perdendo mai d’occhio la trama gialla e il suo dipanarsi, l’autrice pone grande attenzione al ruolo delle donne, o meglio, imposto alle donne da una società ancora profondamente maschilista. Evidenziando la dicotomia tra quello che volevano essere e quello che gli altri, gli uomini, si aspettavano e volevano che fossero. Una storia che parla di discriminazione razziale di sessismo, di subordinazione, ma animata al tempo stesso dal desiderio di autodeterminazione ed emancipazione. E, alla fine del libro, non sarà solo il mistero a trovare una soluzione, ma anche la vita di Maddie

Cristina Aicardi

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