Harper Collins
Due volti iconici.
Due voci inimitabili.
Al Pacino e Robert De Niro hanno danzato tra le pallottole in HEAT La Sfida quesi trent’anni addietro.
Oggi Michael Mann, affiancato dalla penna Newyorkese di Meg Gardiner torna sul luogo del misfatto, per arricchire un prima e un dopo narrativo.
A prima vista potrebbe esser facile anticipare quel che ci si può aspettare da penne cariche di polvere da sparo e non di inchiostro, ma questo HEAT 2 rivela delle inaspettate sorprese, essendo un prequel/sequel, che contorna e circonda in maniera precisa e puntuale quanto già è passato sul grande schermo nel precedente HEAT.
È un lavoro certosino e puntigliosamente costruito quello del suo Mann/Gardiner, capace di riprendere in mano precedenti fili narrativi, di per sé già completi, ma che in questo lavoro vengono arricchiti in maniera assolutamente credibile e coesa.
Se pensiamo ad un prequel/sequel, il pensiero corre alle due saghe di Star Wars, anch’esse prequel e sequel di quella nata per prima, ma cronologicamente mediana.
Il discorso di HEAT 2 non si discosta nel metodo narrativo, ma è decisamente più avanti dal punto di vista della compatta omogeneità con il precedente, con quel quid pluris che è la capacità di trasportare il lettore dal sud America all’Asia orientale in un viaggio narrativo tra droga, mercati illeciti e inseguimenti senza sosta.
Se, poi, il sottofondo musicale va veleggiando tra le note funky del Theme From Starsky And Hutch dell’organo Hammond del James Taylor Quartet, allora il risultato è da dieci e lode.