È da qualche anno che il mio interesse da lettore nei confronti degli States si è spostato dall’ipercinetismo metropolitano al verismo delle contee, raccontato un po’ alla Burnett ma reso più attuale e sfaccettato da alcuni autori capaci di modellarlo nelle forme più disparate. Penso alla trilogia di Holt di Kent Haruf, a Il Caravan di Jennifer Pashley (esordio memorabile, ve ne parlerò a breve, contateci) a Sto pensando di finirla qui di Iain Reid: storie e toni diversi ma che trovano nella provincia americana la loro assoluta compiutezza.
Ed è tra le ultime propaggini dei monti Appalachi in Georgia che Brian Panowich architetta Bull Mountains, ambientandogli una serie di romanzi, pubblicati in Italia da NN Editore (sempre sul pezzo, non c’è che dire) di cui Hard Cash Valley è l’ultimo arrivato. L’avvio è fulminante, uno strano personaggio scende dall’aereo con una valigia carica di soldi, un albergo scalcagnato alla periferia di Jacksonville, due filippini con un bastone da escrima. Chi sarà mai Arnie Blackwell, cosa c’entra con lo slasher, il più grande combattimento tra polli made in USA tenutosi a poche miglia da Bull Mountains? Toccherà a Dane Kirby, investigatore di incendi dolosi del Georgia Bureau of Investigations, precettato dall’FBI, provare a sbrogliare una matassa apparentemente fuori dalla sua portata.
“They say it makes you stronger, but first you gotta survive.
What didn’t kill you, will make you wish you died…”
Hard Cash Valley è un romanzo che utilizza in maniera sagace le corde del country noir per raccontarci l’elaborazione del dolore e della perdita. La violenza, la crudeltà, il senso di lealtà, l’avidità, l’amore, la capacità di afferrare una nuova opportunità, tutto è dosato con il giusto equilibrio grazie ad un balance molto personale dal quale traspare una certa passione per il buon vecchio Elmore Leonard. Panowich, che vive in Georgia alternando l’attività di scrittore a quella di vigile del fuoco, è perfetto nello scandire il ritmo della narrazione attraverso improvvise accelerazioni e sagaci frenate introspettive che permettono ai personaggi, soprattutto a quello di Dane Kirby, di costruirsi un’adeguata consistenza che eleva il tono della storia, lasciando trasparire interessanti evoluzioni da affrontare durante i prossimi capitoli della serie. Allora non aspettate altro tempo, indossate una confortevole camicia di flanella e lasciatevi sedurre dagli intrighi di Bull Mountain, non ve ne pentirete!