Gli ultimi giorni di quiete – Antonio Manzini



Antonio Manzini
Gli ultimi giorni di quiete
Sellerio
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Quando perdi un figlio perdi il futuro, ti si distrugge il presente che si riempie solo di dolore e insensati sensi di colpa e ti rifugi a vivere nel passato, fatto di ricordi insieme dolci e dolorosi.
È una storia nera, un noir dell’anima quello che racconta Antonio Manzini ne Gli ultimi giorni di quiete. Nero perché la vita dei protagonisti ha perso tutti colori, la gioia e soprattutto la speranza.
Nora e Pasquale sono due genitori che sopravvivono, che si lasciano scorrere la vita addosso senza viverla davvero. Sopraffatti da una sofferenza enorme, hanno una normalità solo apparente, recitata per gli altri e li unisce ormai solo il dolore. Un’esistenza vissuta solo nel ricordo fino a quando, casualmente, Nora incrocia su un treno l’assassino di suo figlio, la persona che ha cancellato tutto il loro tempo. L’uomo che un giorno di alcuni anni prima durante una rapina ha ucciso loro figlio Corrado. Non è un latitante Paolo Dainese, no. Tra sconti, buona condotta e benefici vari, ha scontato la sua pena ed è libero di tornare a vivere, libero di avere un futuro da pianificare. Lui sì. Ma Corrado, Nora e Pasquale no. Per loro c’è il fine pena mai.
La morte del figlio li ha trasformati in cadaveri che camminano, rinchiusi in una gabbia senza via d’uscita e incapaci non solo di condividere la loro disperazione ma anche di comprendere la sofferenza degli altri. Il dolore può rendere egoisti.
La giustizia dei libri e dei codici ha fatto il suo corso, ma non nei cuori dei due genitori disperati che, delusi e arrabbiati, iniziano a pensare a una forma di giustizia alternativa, personale e definitiva.
E qui lo sguardo di Manzini inizia a raccontare i tre diversi punti di vista dei personaggi, interrogandosi sul senso della giustizia, e ponendosi domande che non avranno ovviamente mai risposta certa e definitiva. Nora e Paolo, accomunati dallo stesso dolore che però ognuno dei due crede di vivere più intensamente dell’altro, come se fosse solo suo e nessuno potesse capirlo, prendono due strade diverse. È un conflitto tra cuore e cervello, tra ragione e sentimento, tra legge e giustizia. E poi c’è Paolo Dainese, l’omicida, l’uomo che ha sbagliato, che ha saldato il suo conto, pagato con la galera, che ora cerca di ricominciare. Ma si può cancellare il passato o quell’attimo di follia, quella decisione sbagliata, che ha segnato la vita di tante persone con un’inarrestabile effetto domino, tornerà sempre a distruggere i tuoi piani?
Con Gli ultimi giorni di quiete Manzini ci regala un viaggio di introspezione psicologica, una riflessione piena di domande senza risposte certe. Nessun giudizio. Nessun suggerimento. Nessuna tesi incontrovertibile. Solo il racconto di diversi modi di reagire a un evento traumatico e doloroso, unito all’eterna dicotomia tra giustizia e legge. Cosa è giusto? Cosa è sbagliato?
Una sola risposta certa , buona per la ragione ma non per il sentimento, la dà un personaggio nelle prime pagine del romanzo: Non è giusto, ma è la legge.

Cristina Aicardi

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