In un’Italia appena uscita dalla prima ondata di pandemia la presentatrice Flora De Pisis viene rapita. Il Paese è risvegliato da questa notizia incredibile che esplode come una bomba, mandando in agitazione telespettatori e non e facendo letteralmente impazzire i media.
Ma chi è Flora De Pisis e perché tutto questo clamore? Il lettore attento e fedele di Alessandro Robecchi conosce bene Flora e sa che lei è la regina del trash italiano che “incarna l’oppio dei popoli, la Grande Distrazione”. Flora è la protagonista del programma “Crazy Love” ideato e creato dal Carlo Monterossi, il Re Mida dei format. Flora è l’essenza della tv moderna.
Rapire Flora per questa Italia è uno shock; significa stravolgere la vita quotidiana delle persone significa togliere certezze in un momento in cui le certezze sono realmente poche.
Il rapimento di Flora non è solamente il rapimento di un personaggio televisivo ma e il rapimento di un simbolo, diventa un colpo al cuore per il pubblico televisivo che negli anni ha fatto della presentatrice trash un faro, una guida, un’amica e una consigliera. Se per il grande pubblico Flora rappresenta un solido appiglio di una esistenza incerta, per la tv privata lei è la punta di diamante, l’apice, è la ciliegina sulla torta della Grande Fabbrica di Merda (per dirla con Robecchi)
I motivi di questo rapimento sono ignoti; Flora appare in video direttamente dal covo dei rapitori e magicamente ogni suo intervento crea suspence, riunisce il paese e fa salire l’ansia per l’evento futuro. Robecchi mette nelle mani dei rapitori un’arma, forse l’unica arma con cui combattere la dittatura televisiva propinata al popolo dalla Grande fabbrica di merda, la cosa più alta a cui ci si può accostare: la poesia.
Ecco che dal cassetto di uno dei rapitori vengono fuori i versi d’amore di Robert Desnos, dimenticato poeta francese, e i suoi inni alla libertà. Desnos, pagina dopo pagina, inizia ad occupare le giornate da prigioniera di Flora che, da profana della letteratura e della poesia, lentamente ne subisce il fascino e ne viene conquistata. Tra le pagine del romanzo l’autore ci porta in un viaggio nel tempo; la quotidianità di Flora e le investigazioni di Monterossi e il suo ufficio si alternano a scene di vita della Parigi degli anni Venti, delle avanguardie dei circoli letterari.
Cosi si scopre un altro lato della super presentatrice che, abbandonata la sua frase “anche questo fa far l’amore”, cavallo di battaglia delle sue trasmissioni, si avvicina ad un amore più alto, quello raccontato dal poeta per la sua amata. Questo sentire rende Flora più reale, la rende bella anche senza trucco, rannicchiata in un angolo, spogliata delle vesti sceniche e coperta di semplicità come la donna ritratta sulla copertina del romanzo stesso.
Fuori dal nascondiglio il rapimento di Flora diventa questione di Stato tanto da richiedere un’interrogazione parlamentare, l’attenzione da parte di politici, star della tv e rappresentanti del Vaticano. Si farebbe tutto per Flora; una fiaccolata, una serata di preghiera. Non ci sono colori o distinzioni politiche. Flora è un bene di tutti e mette d’accordo tutti.
Il racconto è quello di un paese esasperato dalla mediocrità, costruito sulla forza dell’immagine e sul ruolo predominante delle TV. Anche i personaggi che abbiamo imparato a conoscere nei precedenti romanzi di Robecchi (Falcone, Cirrielli, Ballesi) dopo un primo tentativo di ritrovare l’ostaggio lasciano tutta la scena a Flora, si accomodano a “bordo campo”, e restano in attesa (speranzosi) che questo rapimento possa in qualche modo portare nella presentatrice qualcosa di nuovo. I rapitori vogliono portare a termine un esperimento mostrandolo a tutto il paese in un’ora di trasmissione.
Questi giorni che separano gli italiani dal grande evento sono vissuti in una attesa spasmodica in un’Italia che vive per questi appuntamenti e che tralascia il vero per dare spazio alla finzione televisiva. L’attesa per il grande evento è raccontato sapientemente attraverso gli occhi di Carlo Monterossi, che gira per le vie deserte della grande città, dove il popolo sente un’attesa incandescente come accade a un bambino che si sveglia la mattina di Natale.
Viene da chiedersi ma realmente la poesia potrebbe incontrarsi con questo mondo di plastica e trash e renderlo migliore? Quale sarebbe la risposta del pubblico, cosa direbbero i giornali e la gente nei salotti buoni della tv generalista? Nel leggere gli splendidi versi di Desnos accavallati agli isterismi quotidiani di una società massificata come la nostra colpisce come la forza della poesia riesca a rompere gli schemi del quotidiano sottolineando come avvicinarsi a qualcosa di cosi alto non sia per forza una prerogativa esclusiva degli intellettuali ma può rappresentare anche una via di uscita dalla mediocrità in cui da anni naviga il bel paese.
Flora – Alessandro Robecchi
Mauro Grossi