Faccia a faccia con Marcello Simoni

978-88-541-6854-1Intervista a Marcello Simoni autore de” L” Abbazia dei cento peccati ”

Feuilleton ho scritto e feuilleton confermo anche perché il tuo nuovo romanzo, o meglio il primo di  una saga come la titoli, diversamente dai tre precedenti che avevano per protagonista il Mercante, al secolo  Ignatio da Toledo, ne segue l’impostazione più classica . La storia infatti arriva  fino a un punto cruciale per lasciarti con il cuore in gola.
Ma ora qualche domanda su  L’abbazia dei cento peccati:

Con un balzo in avanti di cento anni, distacchi anche Dante e scegli Pomposa a ideale cornice della storia, che comunque anche in questo primo capitolo si muove parecchio. Pomposa dicevo, che è vicina alle tue terre – le descrizioni dei luoghi e della Ferrara del tempo sono straordinarie – ma in particolare tutto sembra girare intorno all’Abbazia, allora posta su un isola del Po di Volano. Perché Pomposa?
Il mio legame con l’abbazia di Pomposa nasce molti anni fa, quando varcai per la prima volta il suo portale e restai incantato dagli splendidi affreschi che ricoprono le pareti alte della sua navata maggiore. Allora ero solo un ragazzino, inconsapevole del valore artistico-simbolico di un’opera così monumentale, ma riuscii comunque a percepire l’eco dei secoli che trasudavano da essa: fu quasi un richiamo, il respiro di un’epoca passata che ancora sopravvive fra quei muri. E oggi, dopo aver approfondito gli studi sul significato storico e spirituale di questa abbazia, ho maturato la convinzione che Pomposa non è un semplice edificio medievale da tutelare, come ve ne sono molti in Italia. Pomposa è il Medioevo. La sua iconografia venata di millenarismo, la sua quiete metafisica, il suo timido splendore… Tutto sembra rivelarci un simile prodigio. In tal senso, il mio romanzo si configura non come banale pretesto per promuovere una celebre meta turistica, bensì come una trama che consapevolmente si innesta in un luogo in cui il tempo si è fermato, come una bolla d’aria in fondo al mare, e ci permette di toccare ciò che un tempo fu, e lì permane ancora.

Capisco, quasi fosse una  testimonianza vivente.
Ma ti rituffi anche nella storia francese della quale hai già parlato ampiamente nel secondo e terzo libro del Mercante. Abbiamo la sanguinosa battaglia di Crecy che vide la disfatta francese, la morte di tanti cavalieri, quella di Jean l’Aveugle, re di Boemia… Il papa vive in Francia ad Avignone… Sarà la Francia la seconda ideale cornice della tua saga? O ci sposteremo anche altrove?
Amo profondamente il medioevo francese da quando all’università mi accostai allo studio della filologia romanza, che mi consentì non solo di approfondire le mie conoscenze linguistiche e codicologiche, ma mi fece avvicinare all’universo delle chansons de geste, agli ideali di cavalleria e insieme alla vita agreste dei “villani”. Non so rinunciare a queste suggestioni, al punto che anche nel secondo capitolo del mio Codice Millenarius Saga si ritroverà Reims, con la badessa Eudeline e le sue consorelle. Ma l’azione principale continuerà a svolgersi nella Ferrara di Obizzo d’Este. Ho ancora molto da scrivere su questa città.

E noi aspettiamo. A parte la ricerca, e il desiderio di realizzarsi, quel è il vero filo che legherà i personaggi di questo primo romanzo quali Maynard de Rocheblanche, Andrea di Fano, Gualtiero de’ Bruni a prima vista così dissimili tra loro e per ora tutti anche abbastanza “scalognati”. Provo ad azzardare: comunione intellettuale, volontà d’impresa, desiderio di fama, ricerca di sé… altro?
Sono tre uomini eccezionali, contraddistinti da grandi qualità e grandi ambizioni. E come accade non solo nei mondi ideali, ma anche in quello reale, personalità del genere sono solite attrarsi, “riconoscersi” e legarsi tra loro per affrontare i pregiudizi, la prepotenza e l’ignoranza.

I personaggi femminili finora mi sembrano solo perdenti, schiavizzati o al meglio trattati male: vedi sorella di Rocheblanche, la novizia, la ragazzina, la madre e moglie dei pittori. Si riscatteranno?
Nei miei romanzi, prima ancora di trasmettere il “senso della storia” sto molto attento a plasmare il “senso del noir”. Sono uno scrittore di thriller, dopo tutto, e come tale non posso esimermi dal mettere in scena eroine femminili dotate di uno spicchio d’ombra. Detesto far soffrire le donne, ma in fase di scrittura mi è necessario se voglio creare personaggi interessanti. Del resto, non è che ai protagonisti maschili vada meglio…

Dici bene, non mi pare proprio.  Molti dei tuoi personaggi sono realmente esistiti, in questo romanzo hai scelto di far impersonare “il cattivo” a Bertrand du Pouget (o Bertrando del Poggetto figlio di Giovanni XXII , il “NEMICO” numero 1 in Il nome della rosa). Perché?
Perché Bertrand fu veramente presente nei luoghi da me descritti, verso la metà del XIV secolo. Ho quindi pensato di “sfruttare” la sua figura per plasmare un personaggio negativo, a mio parere non non molto distante dall’originale in carne e ossa. Parliamo di un porporato di Avignone prosperato fra sontuose livree e campi di battaglia, avvezzo ai sotterfugi e all’inganno. Non si può certo ignorare che fu anche un grande mecenate. Ciò nondimeno, bastano le parole del Petrarca e di Brigida di Svezia per conoscere la tempra di simili, discutibili prelati.

Tra monasteri e abbazie, tutta la storia gravita intorno a questi importanti e vitali centri religiosi, centri di potere, ma anche fucine di arte. E tu l’hai dimostrato anche nei libri precedenti. Quanto conteranno nella trama di Codice Millenarius Saga e quanto hanno contato per la civiltà?
Posso solo rispondere che nei prossimi capitoli della saga i riferimenti alla simbologia e all’iconografia medievale aumenteranno sempre più, in relazione alla linea misterico-esoterica già presente in questo primo romanzo. Non posso svelare altro, tranne che la figura del geniale pittore Gualtiero de’ Bruni assumerà via via un ruolo sempre più determinante per la trama. L’arte, dopo tutto, è l’unico linguaggio universale capace di far progredire tutta l’umanità. L’esempio più calzante sono proprio le Bibliae pauperum del Medioevo, fra le quali, per l’appunto, ricordiamo quella apocalittica di Pomposa.

Grazie Marcello e…. appuntamento preso con il secondo romanzo della saga.

Patrizia Debicke

Potrebbero interessarti anche...