Copiare /Reinventare. Andrea Camilleri falsario – Luca Crovi



Luca Crovi
Copiare /Reinventare. Andrea Camilleri falsario
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Con la prefazione di Giovanni Capecchi (Università per Stranieri di Perugia), e postfazione di Giuseppe Marci (Università degli Studi di Palermo),  due allievi e amici di Andrea Camilleri, Luca Crovi ci offre un’interpretazione diversa e particolare del “Maestro” Andrea Camilleri, regista, scrittore, sceneggiatore, delegato di produzione Rai (molti ricorderanno la sua realizzazione  su proposta di Diego Fabbri delle  famose serie del  Maigret italiano interpretate da Gino Cervi e Andreina Pagani dal 1964 al 1972 , quando i programmi televisivi italiani erano ancora in bianco e nero.
In Copiare/ Reinventare, il giornalista, scrittore ed esperto di gialli Luca Crovi  ci narra dei falsi, le finzioni della scrittura di Andrea Camilleri, cha amava definirsi un cantastorie. Vi chiederete subito perché l’arguta affermazione di Andrea Camilleri falsario. La spiegazione è legata alla  sua immensa, multiforme e funambolesca produzione  che ha giocato spesso sulla sua straordinaria  capacità di interpretare testi, fatti e episodi.
La scelta però  di Crovi di definire Andrea  Camilleri falsario  viene dal Convegno dedicato al grande vecchio innamorato della sua Sicilia, intitolato Le magie del cantastorie del 26 settembre 2019 nella prestigiosa sede dell’Università per Stranieri di Perugia. Una giornata con  diciotto relatori, un doveroso omaggio  per ricordarlo,  con la regia del professor Giuseppe Marci che, a Cagliari, da anni, ha creato, con i Quaderni camilleriani, il principale centro-studi europeo sull’inventore del commissario Montalbano. Un’intensa giornata di studi, secondo il prof. Daniele Piccini, presente nella doppia veste di direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali e di studioso dell’opera di Camilleri, dedicata dall’ateneo perugino “a un grande personaggio del  secolo, a  uno scrittore che ha sempre riflettuto sulle tematiche dell’accoglienza e dell’incontro tra culture diverse, sia attraverso i racconti che hanno come protagonista il commissario Salvo Montalbano, sia con i romanzi storici e civili o con  i suo  saggi narrativi”.  Un giusto omaggio in un convegno in cui Crovi, invitato a partecipare, aveva  scelto di  intitolare il suo intervento  Camilleri falsario, documentando come lo straordinario contastorie, laureato scrittore passato il traguardo dei settant’anni, abbia  elaborato una camaleontica capacità  di imitazione che gli ha spesso permesso in maniera invisibile di riscrivere su modelli storici. Fra le tante voci  che l’hanno “ispirato” ci sono Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, Giovanni Boccaccio, e addirittura Caravaggio durante i  suoi fuga ed esilio siciliani
Ecco perché Crovi critico, conduttore radiofonico, storico del genere giallo, il  ricciuto e rotondo esperto di fumetti  (da anni lavora a Milano alla Sergio Bonelli Editore) oltre  a spiegarci  con spirito il suo lungo rapporto radiofonico di ore con Camilleri – quasi sempre a distanza, incontrato e intervistato infatti di persona una sola volta  a Luino in occasione del Premio Chiara,  ma  dallo scrittore mandato in Germania con Andrea Novelli per una settimana a rappresentarlo –  ci dimostra come lo straordinario contastorie, prendendo spunto da  opere non sue, abbia utilizzato appigli storici, cronache quotidiane, testi letterari. Scientemente, ma senza malizia, per poi trarne nuova linfa e, con il supporto della sua voce, regalar  loro nuova vita e identità. E falsario diventa anche Crovi inanellando una magia di ricordi  per  collegare i  contatti, nell’era del Maigret italiano, tra lo scrittore e suo padre Raffaele Crovi, nella realtà  mai incontrati personalmente, pur lavorando entrambi  in Rai nello stesso periodo, ciò che gli consente persino di coinvolgere  sua madre, traduttrice di Simenon negli anni sessanta, prima della sua nascita.
Ma pare ovvio che se attenersi rigorosamente alle fonti è essenziale per  lo studioso per non cadere in  falsificazioni, per lo scrittore  è altrettanto essenziale dare cretività ,vivacità e pathos alle  sue storie e quindi ben venga il “camilleriano” copia/rinnova/reinterpreta… 

Patrizia Debicke

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