Vi è mai capitato di assistere alla presentazione di un romanzo e di sentirvi improvvisamente coinvolti in un “live” della Settimana Enigmistica? Sì, avete capito bene e no, non sono impazzita.
E’ più o meno quello che mi è successo ieri sera, quando alle ore 21.00, a Milano, presso la libreria della Festa Democratica, ho assistito alla doppia presentazione di Andrea Ferrari e Francesco Gallone.
Due autori. Due romanzi. Due protagonisti. Una casa editrice. Una città. Una presentazione.
Dopo qualche minuto di confusi convenevoli, durante il quale il pubblico cerca di capire chi siano i due bizzarri personaggi che impugnano il microfono, comincia il “live” di cui dicevo poco fa.
I romanzi presentati sono Bravo Brandelli, seconda opera di Andrea Ferrari, e Milano è un’arma, romanzo d’esordio di Francesco Gallone.
Trova le similitudini
Questa è la prima parte del gioco. O forse dovrei dire della presentazione. I due autori hanno, infatti, parecchie caratteristiche in comune e si divertono a suggerirsele. Nella miglior tradizione di Qui Quo e Qua, completandosi le frasi a vicenda e cercando di alternare il rispetto di una fantomatica scaletta a interventi che seguono il flusso dei pensieri, riescono a ingranare la marcia di questa duplice presentazione.
Ma torniamo alle caratterstiche comuni: entrambi i romanzi sono pubblicati dalla stessa casa editrice, la Eclissi, una giovane realtà che investe sui giovani autori. Come se non bastasse sono usciti a pochi mesi di distanza nella stessa collana.
“Hanno lo stesso prezzo” suggerisce uno spettatore dalle prime file.
Entrambi sono ambientati a Milano, che ne è l’indiscussa protagonista, riservando un occhio di riguardo alla periferia cittadina.
Sia il detective Andrea Brandelli che l’ispettore Camporosso, i due protagonisti, non sono gli eroi buoni tutti d’un pezzo, belli, valorosi, sciupafemmine e sempre vincitori.
Brandelli “non fuma, non beve e la sera va a letto presto e dorme” dichiara il suo autore, mentre Camporosso “è un cialtrone, raccomandato e interista” rincara la dose Gallone.
“Insomma è uno sfigato, ma alla fine vince” fa notare un’altra voce dal pubblico.
A questo punto una domanda comincia a serpeggiare tra la platea. Nessuno ha il coraggio di darle voce, ma è palpabile nell’aria.
Se i due romanzi sono così simili e i due autori amici perché scriverli, comprarli e leggerli entrambi? Non sarebbe stato meglio ottimizzare, dimezzare la fatica della scrittura e risparmiare 12 euro?
Trova le differenze
E’ proprio a questo punto, però, che gli autori decidono di cambiare completamente strategia e, voltando pagina, danno vita alla seconda parte della serata.
Perché, nonostante tutte le similitudini evidenziate, non sono per nulla uguali.
“Per quanto io e Andrea veniamo da un background comune, è evidente che siamo molto diversi: io indosso i capelli, lui il cappello” esordisce Francesco Gallone.
Partendo da questa affermazione gli autori danno il via a una “caccia alle differenze”, che sonda i vari aspetti delle loro opere.
Prima su tutti Milano. Milano è per Andrea Ferrari e il suo detective Brandelli “la dama grigia”, di cui è innamorato. Una Milano reale, concreta, quotidiana, “un paesone che sta studiando da Metropoli”; la Milano da bere della Galleria e la Milano periferica di Gorla, dove il quartiere sembra un paese collegato agli altri dalla metropolitana. Brandelli ci affoga, la respira, la vive e lei diviene amante, madre, amica, compagna: unica vera donna della sua vita.
Gallone, invece, non sa se ama Milano, nemmeno i suoi personaggi lo sanno. In realtà, forse, “le vogliono molto bene”. Oltre a questo, però, la città che vive l’ispettore Camporosso diviene, pur nella sua verosimiglianza, un mondo dove tutto è possibile, dove si svolgono vicende sopra le righe, surreali e al confine tra realtà e fumetto.
Altra differenza fondamentale tra i due romanzi è la presenza della violenza. Mentre Andrea Ferrari la abolisce dalle sue opere, Francesco Gallone la utilizza quasi all’estremo. Il primo preferisce infatti sottolineare la violenza della quotidianità, senza “effetti speciali”, che non si manifesta con botte e sangue, ma che logora giorno dopo giorno; il secondo la utilizza come mezzo per esprimere la ragione dei propri personaggi, che, a conti fatti, hanno tutti sempre torno. La cosa curiosa è che in realtà, partendo da presupposti opposti entrambi gli autori arrivano alla stessa conclusione: i loro personaggi sono degli sconfitti.
Il confronto prosegue toccando altri punti: dalla politica, ai progetti futuri, dall’Expo, al bisogno di comunicare e mentre, dopo più di un’ora, Andrea Ferrari sarebbe pronto per concludere la serata, Francesco Gallone, invece, vorrebbe che il pubblico continuasse a fare domande, alla ricerca di differenze e similitudini.
Alla fine, però, anche lui si rassegna a chiudere la Settimana Enigmistica, non mancando però una precisazione fondamentale: “…e mi raccomando: comprateli ‘sti libri!”