Fuori Orario di Lorenzo Scano ed edito da Sem non è un giallo in senso stretto, e non è nemmeno un noir puro. L’omicidio c’è, come da regola, e alla fine avrà una soluzione. Ma nel quadro narrativo che l’autore disegna, il delitto non è la figura dominante. Al centro di tutto, piuttosto, c’è l’uomo: Roberto Randazzo, vigilante nella metropolitana di Milano, custode di un mondo sotterraneo dove si addensano tensioni, piccola e grande criminalità, e dove le differenze sociali si manifestano senza filtri.
Randazzo è un protagonista disincantato, appesantito da un passato che lo perseguita. Porta con sé una grande colpa, che ha deciso di espiare non cercando perdono, ma flagellandosi con l’alcol, impedendosi di fatto la possibilità di una vita normale. È un uomo che osserva, vigila, agisce quando necessario, ma che vive ogni giorno come se fosse una condanna. Questo disincanto lo rende fragile, ma anche autentico: una figura che non si eleva a eroe, e proprio per questo conquista.
La vicenda lo porterà però a scoprire qualcosa di più: nel corso del romanzo Randazzo troveràl’amore, la sofferenza, e persino un briciolo di amicizia. Rapporti che non sono mai facili né lineari, ma che diventano spiragli di luce in un mondo interiore dominato dal rimorso e da una città che spesso amplifica il senso di solitudine.
Milano, qui, non è la città patinata del quadrilatero della moda o dei grattacieli scintillanti: è invece una metropoli raccontata attraverso le banchine delle stazioni, i tunnel della metropolitana, i luoghi di passaggio che pochi guardano davvero. I personaggi che la popolano sono quelli che nella realtà restano invisibili: senzatetto, pendolari dimenticati, figure ai margini che in queste pagine acquistano consistenza, voce, dignità narrativa. Scano riesce così a trasformarli nei “personaggi della porta accanto”, parte integrante della vita cittadina.
Lo stile è a tratti crudo, duro, difficile da digerire. Non concede sconti: la violenza, l’abbrutimento, la fatica di vivere emergono con schiettezza. Eppure, proprio per questo, la storia risulta credibile, viva, lontana da facili stereotipi. Non c’è un eroismo romantico, ma la fatica quotidiana di chi cerca di restare in piedi in una realtà spigolosa.
L’elemento investigativo, come detto, c’è. Un omicidio scuote l’apparente routine, e alla fine troverà una risposta. Ma non è la vera chiave di lettura del romanzo: Scano non costruisce un classico enigma da risolvere, bensì una narrazione che intreccia dolore personale, conflitti sociali, riflessioni sull’identità e un affresco urbano di grande attualità. A dare spessore contribuisce anche l’intreccio con la vicenda palestinese ed ebraica, che nel contesto milanese acquisisce risonanze globali e diventa specchio delle tensioni del presente.
In definitiva, Fuori Orario è molto più di un “crime”: è un romanzo che si muove tra introspezione, denuncia sociale e tensione narrativa, offrendo una visione diversa di Milano e un protagonista che incarna il peso del passato e la difficoltà di rinascere. Un libro che non cerca facili consolazioni, ma che lascia al lettore un senso di realtà, di concretezza, e il ricordo di un personaggio che, pur tra ferite e contraddizioni, non smette di cercare uno spazio umano nel caos della città.