Libri per ragazzi: Mule Boy e il Presidente. Una spy story – Øyvind Torseter


Øyvind Torseter
Mule Boy e il Presidente. Una spy story
Beisler 

Se nel precedente graphic novel il norvegese Torseter riscriveva una trama fiabesca classica riveduta e corretta, giocando con un registro narrativo surreale e una visionarietà ipermoderna, adesso Mule, antieroe già nel muso cavallino, ragazzo tuttofare con la borsa degli strumenti alla cintura, esce dal genere fantastico per entrare nell’avventura realistica attraverso la porta dell’intrigo poliziesco-spionistico. Ma è una realtà straniante dove fa capolino un umorismo strafatto di situazioni e dialoghi paradossali, capaci di far ridere dall’infanzia alla terza età per la loro ingenuità, per una naivetè tutta candore e innocenza. Avete presente i Blues Brothers e Fantozzi? Siamo lì. Alla detective che gli chiede se è già stato su una piattaforma petrolifera, Mule risponde: “No, ma ho lavorato in un distributore di benzina”. 

Mule ripara la poltrona del Presidente (che ha un naso a proboscide e si sposta su un tosaerba) e poi aggiusta i tubi dell’acqua in cantina sempre con gli con attrezzi fondamentali: nastro adesivo, attaccatutto e spray universale. Praticamente l’equivalente della “chiave a stella” del manutentore di Primo Levi. Il Presidente lo apprezza e gli affida il delicato incarico di tenere la valigetta con il bottone rosso che può far saltare il mondo. Ma un mostro alieno in forma di piovra vuole impadronirsene e architetta un ingegnoso piano basato sul furto di identità di Mule (documenti, abiti, borsa attrezzi), sostituito da un sosia.

Il resto dell’avventura è tutto da leggere e guardare. Ma non si può dimenticare l’intervento salvifico dell’investigatrice privata Miss Cadmio con il suo impermeabile giallo, quasi unica nota di colore in un albo a fumetti in cui i bianchi e neri spadroneggiano e ne escono ravvivati a contrasto. Come nella fiaba Il Troll dal cuore strappato l’aiutante magico anche stavolta è femminile. Dopo tanta tensione e tanto spavento (persino di una catastrofe nucleare), dismessi il giallo d’impermeabile e l’attrezzistica, il finale sfuma nella tenerezza, nella consapevolezza della dolcezza di vivere le piccole cose della quotidianità come sedersi al tavolino di un caffè.
Da 9 anni

Fernando Rotondo          

Fernando Rotondo  

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