Gelo – Roberto Mistretta



Roberto Mistretta
Gelo
Mondadori
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 Prefazione di Giancarlo De Cataldo

Quella di Angelo Duncan, commissario di madre siciliana e padre americano a Manfreda nell’entroterra siculo, è la storia di un’ascesa. Così come altrettanto rapida è la discesa, a toccare gli inferi, diventando nient’altro che Gelo. Un cammino di espiazione per ergersi a figura di giustiziere, trasformazione che trasuda sensi di colpa e grida vendetta.

La storica collana da edicola Giallo Mondadori/ Big ha pubblicato nel mese di novembre 2024 una dilogia, dove l’autore Roberto Mistretta ha creato questo nuovo personaggio, che farà parlare a lungo di sé. Due romanzi con un unico titolo in copertina: Gelo. 

Firma già affermata del Giallo Mondadori e vincitore del Premio Tedeschi 2019, Mistretta è conosciuto per la serie del commissario Bonanno. Qui però si è cimentato con un personaggio particolarmente carismatico, che ha dentro di sé varie contraddizioni, oltre al tormento e la solitudine tipici dell’animo umano. Quasi vi fosse un perenne dualismo tra ciò che è stato e quel che sarà. Un divario altresì incolmabile tra passato e presente, che non trova possibilità di conciliazione se non attraverso uno strappo profondo. La fine di ogni gioco, l’ineluttabilità e la consapevolezza che indietro non si torna.

È nel primo romanzo, Io sono Gelo, che conosciamo approfonditamente gli attori di un commissariato inserito in una zona pittoresca della Sicilia, quanto problematica e ricca d’insidie. “Mastino Duncan” è il nome che la stampa ha affibbiato ad Angelo, in quanto lui è uno che non molla mai. Indagare è la sua vocazione, non lascia mai nulla a metà o al caso. Per questo l’amata moglie Nora, che sta per dargli un figlio, gli recrimina una mancanza di attenzioni. Angelo Duncan, in realtà, è sposato col suo mestiere e si sente vivo solo mentre compie il proprio dovere.

La situazione precipita quando a Manfreda inizia a colpire un feroce serial killer, che sfida Angelo in prima persona. Lasciando sui cadaveri dei messaggi atti a individuare la vittima successiva e che lui deve impegnarsi a decifrare. Con l’aiuto degli uomini della sua squadra, Franco, Nello e Bimbo, comincia una corsa contro il tempo, in cui l’assassino, oltre a mietere una lunga scia di sangue, sembra sempre un passo avanti. Inutile dire che la vicenda si concluderà nel peggiore dei modi, con un epilogo davvero triste e col botto.

L’infallibile “Mastino Duncan”, avvezzo a presenziare su telegiornali e rotocalchi, col nome sempre in prima pagina a siglare i successi nel catturare criminali, d’un tratto si ritrova senza più niente, ad espiare gli errori. La pace lo abbandona, così come la voglia di vivere. Angelo non c’è più, ma esiste solo Gelo. 

In Rivoli di sangue, il secondo romanzo, sono trascorsi sette anni e il commissario vive relegato in una sorta di prigione che lui stesso si è costruito, dalla quale dovrà uscire per aiutare un amico. Contro quest’ultimo, infatti, è stato messo in atto un piano diabolico per far ricadere la colpa di orrendi misfatti. Ancora una volta, l’identità del colpevole sarà inimmaginabile.

Gelo è una storia ricca di personaggi che creano dipendenza. Alla fine del primo episodio si è talmente immersi nel mondo di “Mastino Duncan” che si fatica ad accomiatarsi. Per fortuna c’è subito il prosieguo, senza dovere attendere anni per conoscere la sorte dei protagonisti. 

Le pagine si divorano, una dopo l’altra, quasi si guardasse un film. Sono amici, quelli che ci sfilano davanti. Di cui abbiamo imparato a conoscere pregi e difetti, così come a familiarizzare con quel sentimento di amicizia che li pervade, un mutuo soccorso al quale nessuno di loro può esimersi. Una terra aspra e selvaggia, la Sicilia, a fare da sfondo. In cui Duncan si scompone e ricompone ogni giorno. Un Angelo caduto, con un alone di “gelo” a ricordargli che l’uomo da solo non esiste. Nella collettività trova invece la forza e uno scopo. Il personale coraggio di sopravvivere.

Cristina Biolcati

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