Alessandra Carnevali torna in libreria con una nuova storia, la sesta, di Adalgisa Calligaris, fattiva, ironica e apprezzata commissario di Rivarosso, piccola città umbra che, a chi la conosce, ricorda abbastanza Orvieto, la sua città.
Un commissario particolare la Calligaris. Da quanto confida l’autrice, non si sa vestire ma, superati i complessi adolescenziali, ha tirato fuori le unghie, ha studiato, è entrata in polizia e ha fatto carriera. Pur preferendo spesso adottare scorciatoie e seguire metodi investigativi non convenzionali. Poi, diversamente dalle eroine poliziotto televisive, belle e procaci , Adalgisa invece è ”bruttarella e grassoccia”, insomma una donna di mezz’età come tante altre che incontriamo per strada ogni giorno. Il riposante trionfo della normalità in tempi come quelli attuali in cui a farla da padrone pare siano solo i social e l’immagine. Ma considera un grande amica la famosa fashion blogger locale, la bella e voluttuosa Paris Picchio. La loro amicizia è talmente ben rodata e inossidabile che addirittura il commissario Calligaris è già stata scelta come testimone di Paris per le sue favolose nozze previste a marzo con Albino Junior Bonconvento, trentottenne rampollo snob di una ricchissima famiglia, proprietaria di due catene di alberghi a cinque stelle, sparsi tra Italia, Svizzera, Spagna e Francia.
Per i nuovi lettori delle imprese della Calligaris è tuttavia d’uopo aggiungere: Adalgisa non è certo un asso in cucina, si narra di lei che scongeli da Dio, sia la regina del sofficino e del tonno in scatola ma la si sa lasciare volentieri i fornelli al marito, ottimo cuoco. É felicemente sposata infatti con il goffo ma amabilissimo e dagli “inutili occhi azzurri” Gualtiero Fontanella, magistrato, primo procuratore, che coltiva il sogno di andare in pensione e fare l’apicultore.
Ora però dopo questa indispensabile a mio vedere introduzione degli attori principali delle serie, passiamo alla storia gialla.
Gennaio 2020. Già dal periodo natalizio ha cominciato a girare con insistenza la voce di una pericolosa epidemia di influenza con gravi complicazioni polmonari che ha colpito la zona di Wuhan in Cina e i telegiornali di tutto il mondo mostrano preoccupanti immagini di strade deserte e di gente rinchiusa in casa per paura del contagio, quando la mattina Adalgisa Calligaris, arrivando in commissariato, si troverà a dover ricevere il signor Filippo Acquacheta, giovanotto, la trentina passata, membro di una famiglia del luogo famosa per la produzione di un olio eccezionale. Filippo Acquacheta vuole denunciare un furto: qualcuno ha sottratto dalla bella tenuta della sua famiglia lo spartito di un’antica opera lirica, intitolata Rosamunda. Lui, suo zio Fortunato, scapolo e attuale capofamiglia, Primia la domestica del casale e le maestranze della fattoria, l’avrebbero cercata ovunque per tutta la proprietà, ma invano. E soprattutto non c’è alcuna prova della realtà di quest’opera. Fortunato, zio di Filippo infatti sarebbe stato informato della sua esistenza nella proprietà di famiglia solo in sogno dal grande Giuseppe Verdi. E non pago avrebbe pagato la consulenza di due esperti di Verdi e di due medium per poi chiudersi per una settimana nella cappella o cripta degli Acquacheta al fine di chiedere ancora aiuto al grande compositore.
Ma tutto invano. Epperò Filippo Acquacheta è convinto che l’opera esista davvero e che sia stata rubata da uno dei due esperti musicali, il Maestro Capoccetti, insegnante di violino al Conservatorio Morlacchi di Perugia. Per giustificare i suoi sospetti, riferisce che Capoccetti per una decina d’anni è stato il direttore di un teatro lirico in Umbria. Ha poi preso altre e approfondite informazioni su di lui dalle quali risulta che in passato sia stato licenziato per furto. Rinviato a giudizio, era stato però poi assolto. L’accusa gli era costata infatti la perdita del lavoro in teatro, ma non l’insegnamento in conservatorio.
Adalgisa, nell’impossibilità di accogliere la denuncia di furto dello spartito della opera lirica Rosamunda, antico spartito della cui esistenza non può dimostrare la prova, è costretta a congedare il giovanotto, ma organizza lo stesso un giro di ispezione alla proprietà degli Acquacheta.
Ciò nondimeno quella che poteva sembrare solo una storia stravagante, concepita dalla mente del giovane Filippo, si trasformerà presto in qualcosa di molto peggio.
Malachia Capoccetti, insegnante al Conservatorio di Perugia, membro della squadra che gli Acquacheta avevano ingaggiato per cercare l’opera nella loro proprietà, verrà infatti trovato morto pochi giorni dopo a casa sua strangolato con la corda di un violino. E, nonostante l’assurdità della storia e che l’indagine sull’omicidio di Capoccetti dipenda dal suo collega e pari grado di Perugia, Adalgisa si sente costretta a ficcare il naso e lavorare sottotraccia . Ma la faccenda si complica. Bisogna approfondire e allargare il tiro.
Insomma, lo strano furto di un’antica opera lirica potrebbe avere altre, peggiori e ben diverse implicazioni. Di là tuttavia dovrà partire la caccia all’assassino e al movente del delitto ma non sarà facile per Adalgisa Calligaris e i suoi fidi collaboratori, capitanati dall’ispettore Corvo, una specie di Colombo in salsa umbra, arrivare a imboccare la giusta strada.
Un’altra indagine complessa e inquietante, dunque per il commissario Calligaris. Ma anche la distensione e il divertimento assicurato per il lettori a partire dall’ irresistibile, godibilissimo carosello di nomi che l’autrice attribuisce a tanti dei personaggi e comparse del suo romanzo.
Lo strano caso del maestro di violino – Alessandra Carnevali
Patrizia Debicke