Radeschi, Sebastiani e Mascaranti guardarono l’uomo mentre, manette ai polsi, veniva scaraventato nel retro di un cellulare della Polizia.
«E così, anche il famigerato Cinque Euro è stato assicurato alla giustizia» declamò Radeschi.
«Sempre teatrale tu, vero?» lo apostrofò il vicequestore, rigirandosi il solito sigaro spento tra i denti. «E poi, Cinque Euro? Ti pare un nomignolo adatto a un serial killer?»
«È breve e facile da ricordare. Giornalisticamente perfetto per uno psicopatico che rapiva e uccideva ragazzotti indifesi lasciando una banconota da cinque euro come firma. Un po’ come a dire che le sue vittime non valevano che pochi soldi, no?»
«Complimenti Freud, quasi quasi ti assumiamo come profiler in Questura.»
«Spiritoso. A Calzolari è piaciuto, e con i soldi che mi dà per questi articoli per un mese sono a posto. Comunque, bisogna festeggiare l’ennesimo successo della RSM. Birretta?»
«RSM?»
«Radeschi-Sebastiani-Mascaranti, no? Siamo un po’ come gli Avengers, non c’è cattivo che ci possa resistere!»
«Tu sei fuori, caro il mio scribacchino smanettone» disse Sebastiani, quindi strizzò l’occhio in direzione del sostituto procuratore Federica Della Rovere, appena trasferita a Milano dalla Bassa. «In ogni caso mi spiace deluderti, ma ho un appuntamento.»
«Con miss Figadilegno? Ma se non avete smesso un attimo di litigare!»
«Bada, Enrico…»
«Dai, scherzo. Anzi, finalmente una alla tua altezza» rise Radeschi. «E tu, Mascaranti?»
«Mi sa che passo anch’io. Sarà per un’altra volta, ok?»
Sbirri guastafeste, pensò Radeschi, mentre i lampeggianti blu danzavano sulla vernice gialla della sua Vespa del ‘74. Erano appena le dieci di una calda serata di fine agosto, il periodo in cui Milano, non più malinconicamente vuota ma non ancora caotica e disordinata, diventa vivibile quasi come una cittadina di provincia. Sarebbe stato un peccato non approfittarne. C’era solo un problema: odiava uscire senza compagnia. Ma chi poteva chiamare? Donne non ne frequentava da un po’, Sebastiani e Mascaranti l’avevano piantato in asso, e in quanto a Calzolari… beh, era pur sempre il suo capo. Restava solo una persona.
«Fuster? Ci vediamo tra un quarto d’ora al Birrificio Lambrate, in Adelchi. Niente scuse. Sì, poi ti spiego, ciao.»
Fuster arrivò puntuale. In fondo c’erano dei lati positivi nell’avere uno stagista a completa disposizione, e poi quel ragazzo cominciava a piacergli. Non fosse stato per quel vizio di sparare luoghi comuni uno dietro l’altro…
«Ehi, Enrico, chi non muore si rivede!»
«E dai Fuster, non iniziare. Tieni, ti ho preso una birra. Una Domm, ovviamente.»
«Ovviamente. Allora che c’è?»
«Prima beviamo. Prosit!»
Sei prosit e altrettante Domm dopo, Radeschi era quasi ubriaco e sentiva la vescica scoppiare.
«Vado un attimo in bagno, ok?»
Tornato al bancone, si accorse che Fuster non era più al suo posto. Sotto al suo bicchiere vuoto era infilata una banconota da cinque euro. Chiese al barista, un ragazzone tatuato, se fosse stato il suo amico a lasciare quei soldi. «E io che ne so? In ogni caso, mancano 50 centesimi.»
Nel frattempo, lì accanto, appollaiato su uno sgabello come ogni sera, Sciamanna dirigeva i suoi piccoli traffici, legali e non.
«Ehi, per caso hai visto che fine ha fatto il ragazzo che era qui con me?»
«Per chi mi hai preso, per un soffia? Fila via, che non è aria.»
Il cuore di Radeschi iniziò a galoppare. Aveva un terribile sospetto. Provò a chiamare, ma Fuster aveva lasciato lì il borsello con dentro il telefono. Lo cercò fuori, ma nulla.
Rimaneva una sola cosa da fare.
«Loris? È successa una cosa terribile. Si tratta di Fuster. È scomparso. Temo sia stato preso da Cinque Euro! E se avessimo preso l’uomo sbagliato?»
«Radeschi, se è una delle tue trovate…»
«Ti dico che è sparito! Sono al Lambrate, vieni subito!»
Appena riagganciato, Radeschi vide Fuster entrare nel locale.
«Dove diavolo ti eri cacciato? Mi hai fatto spaventare a morte!»
«Mi sono accorto che mi mancavano 50 centesimi, così mentre tu eri in bagno sono andato a casa a prenderli. Ah, ho preso in prestito il tuo Giallone.»
«Ma sei impazzito? Non potevi chiedermeli?»
«Chi fa da sé fa per tre, Enrico.»
«Sì, come no. E ora a Sebastiani che gli dico?»
«Tutto è bene quel che finisce bene?»
Loris entrò in quel preciso momento. Vedendo Fuster vivo e vegeto, lanciò un’occhiataccia a Radeschi.
«Posso spiegare, Loris!»
«Ho rinunciato a una notte di fuoco per te, Enrico. Farai meglio a essere molto convincente.»
Radeschi ordinò un’altra Domm, la settima della serata.
Gli sarebbe servita.