Roberto Cotroneo è uno scrittore, un docente universitario e un giornalista italiano.
È nato il 10 maggio 1961 ad Alessandria, in Piemonte.
Ha pubblicato: “Se una mattina d’estate un bambino” (Frassinelli 1994, nuova edizione 2001), Presto con fuoco (Mondadori, 1995, Premio Selezione Campiello), Otranto (Mondadori, 1997), L’età perfetta (Rizzoli, 1999), Per un attimo immenso ho dimenticato il mio nome (Mondadori, 2002), Chiedimi chi erano i Beatles (Mondadori, 2003), Questo amore (Mondadori, 2006), Manuale di scrittura creativa (Castelvecchi, 2008).
Per vent’anni giornalista del settimanale L’Espresso. Oggi dirige la Scuola superiore di Giornalismo della Luiss di Roma, e collabora con il quotidiano L’Unità, con Panorama, e con Radio Rai, dove è conduttore di Radio 2. Vive a Roma. E ha due figli: Francesco e Andrea.
Il suo nuovo romanzo è in libreria da pochi giorni, per Mondadori, e si intitola: Il vento dell’odio.
Un romanzo intenso, che brucia, che fa riflettere. Giulia Moresco e Cristiano Costantini, i protagonisti di questo romanzo, appartengono a quella generazione che visse l’infanzia nell’euforia collettiva dei primi anni Sessanta, in un paese che coltivava l’illusione di avere saldato i conti con il passato. Appartengono a quella generazione che a metà degli anni Settanta decise di entrare in guerra, sconvolgendo la propria e le altrui esistenze.
Molti anni dopo, Giulia acquista la casa dove abitava Cristiano – ormai latitante da decenni – e facendo dei lavori di ristrutturazione trova nascosto in un tramezzo uno sconvolgente memoriale che li riguarda entrambi. Riesce a farlo avere a Cristiano, il quale capisce di non avere scampo: deve tornare per affrontare il passato.
Un romanzo a due voci in cui i protagonisti ripercorrono le loro vite, le loro scelte, il rapporto forte che li ha legati e contrapposti ai rispettivi padri – uomo del Pci quello di Giulia, uomo di destra quello di Cristiano -, in una dinamica generazionale complessa e dolorosa.
Ed entrano, e noi con loro, in quel cono d’ombra che è tanta parte del nostro recente “passato prossimo”: la strategia della tensione, il ruolo dei Servizi deviati, la lotta armata, i tentativi di eversione dei poteri dello Stato, il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Così, poco alla volta, comprendono anche le colpe dei padri che, come biblica maledizione, sono ricadute sui figli.
Ecco Aldo Moro. Leggendo questo Romanzo rimane impressa la figura di Aldo Moro.
Ha scritto l’amico Giordano Bruno Guerri “Lo spreco di celebrazioni sul ’68, ha fatto trascurare il ricordo di un altro anno, il 1978. Vale la pena di ripercorrerlo, in anticipo di dieci anni sulle immancabili rievocazioni che subiremo nel 2018. Anche in quell’anno si celebrava il ’68, di cui ricorreva il decennale, ma per tutti i dodici mesi fu un susseguirsi di eventi che in parte smentivano il ’68, in parte ne erano la logica conclusione.
Pure l’evento principale di quarant’anni fa – il rapimento di Aldo Moro – può essere considerato una conseguenza, per quanto indiretta, dell’estremismo sessantottino.
Il movimento giovanile, gioiosamente rivoluzionario del costume e della morale, era stato trasformato da alcune frange devianti in terrorismo politico.
Con il rapimento e l’uccisione del presidente democristiano, le Brigate Rosse cercarono di ricattare lo Stato e di impedire il “governo della solidarietà nazionale”, espressione di quasi tutte le forze politiche, appena varato da Giulio Andreotti”.
Quel 16 Marzo del 1978 quando l’Italia trattenne il respiro e in Via Fani le Brigate Rosse agirono con drammatica efferatezza in un sanguinoso atto criminale contro gli Uomini della scorta e Aldo Moro, mi ricordo che la notizia ce la diede il nostro amato Maestro Vincenzo Vernole (Maestro con la M maiuscola, Maestro di Scuola e di Vita, Lui che era anche Professore di Lettere, ed Onesto uomo delle Istituzioni), rimanemmo interdetti, nei nostri 10 anni (quasi 11, io sono nato il 2 Maggio del 1967).
Ho letto molto su quel drammatico e irrisolto momento del nostro Paese, ho visto e rivisto “Il caso Moro” di Giuseppe Ferrara con Gianmaria Volontè, “Piazza delle Cinque lune” film diretto nel 2003 da Renzo Martinelli, ho pianto quando il bravissimo Robert Herlitzka in “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio legge l’ultima lettera del Presidente Alla moglie Eleonora recapitata il 5 Maggio, che si trova nel bellissimo libro di Miguel Gotor “Le ultime lettere di Aldo Moro”
Mia dolcissima Noretta,
dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani. Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile. Sono le vie del Signore.?Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca)?Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto.?Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta.?Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo*
Il 9 è maggio divenuto “Giorno della Memoria per Aldo Moro e le vittime del terrorismo” Canale 5 ha scelto questa data per mandare in onda la miniserie “Aldo Moro. Il presidente” (seconda parte andata in onda l’ 11 maggio) diretta da Gianluca Maria Tavarelli con Michele Placido nel ruolo del Presidente. L’ho vista, e apprezzata, anche se continuo ad avere pensieri diversi su quello che avvenne in quei giorni. Continuo a cercare di capire portando nel Cuore da cattolico il ricordo di un Uomo, Poeta e Cittadino dimenticato proprio come scrisse Pier Paolo Pasolini in “Una disperata vitalità” in Poesia in forma di rosa.